un insetto unico nel suo genere scoperto in Africa

un insetto unico nel suo genere scoperto in Africa
un insetto unico nel suo genere scoperto in Africa
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Se l’intero pianeta si sta sgretolando a causa dell’inquinamento da plastica, il continente africano deve affrontare livelli di inquinamento ancora più critici. Ecco perché è stata scoperta questa piccola larva del piccolo verme della farina del Kenya, un coleottero appartenente al genere Alphitobiopotrebbe cambiare la situazione. In effetti, questa specie ha la notevole capacità di scomporre il polistiroloquesta plastica onnipresente nei nostri imballaggi alimentari, elettronici e industriali.

Questa constatazione è tanto più significativa per quanto riguarda la prima specie originaria dell’Africa che mostra questa capacità. Il loro lavoro è stato pubblicato sulla rivista Scientific Report il 12 settembre.

Un processo di degrado unico

Tra gli insetti, le larve delAlphitobio hanno un sistema digestivo abbastanza unico. I ricercatori hanno identificato batteri specifici nel suo intestino, tra cui Proteobatteri et Firmicutesin grado di degradare materiali sintetici complessi. Altri generi batterici lavorano in simbiosi con questi: Kluyvera, Lattococco et Citrobatterio, in grado di produrre enzimi specializzati nella digestione della plastica.

Questa capacità non è innata e deriva da un processo evolutivo: i batteri intestinali dell’insetto si adattano gradualmente a questa dieta insolita, modificandone la composizione per ottimizzare la degradazione della plastica.

Il ciclo vitale di questo straordinario insetto si estende da 8 a 10 settimane allo stato larvale. Anche se originario dell’Africa, la specie è ormai diffusa in tutto il mondoprivilegiando ambienti caldi e ricchi di sostanze nutritive come i pollai. I ricercatori sospettano inoltre che il ceppo studiato possa costituire una sottospecie unica del genere. Alphitobioipotesi attualmente al vaglio.

Un individuo adulto, appartenente al genere Alphitobius diaperinus dopo lo stadio larvale. © Udo Schmidt / Wikimedia Commons / CC BY-SA 2.0

Prestazioni impressionanti in determinate condizioni

Esperimenti condotti per oltre un mese hanno rivelato che queste larve, se alimentate con una dieta mista che combina crusca di frumento e polistirolo, riescono a degradare l’11,7% della plastica ingerita. Ecco perché una dieta equilibrata; cioè non solo a base di plastica; è necessario. Le larve nutrite solo con plastica sopravvivono, ma perdono efficienza dopo un certo tempo. È quindi necessaria una nutrizione completa per ottimizzare il processo di degradazione.

L’analisi del sistema digestivo delle larve ha rivelato variazioni abbastanza significative nella composizione batterica a seconda della dieta. Questa plasticità microbica spiega la loro capacità di adattamento : il polistirene, composto principalmente da carbonio e idrogeno, fornisce loro una fonte di energia utilizzabile, anche se rimane insufficiente per il loro sviluppo ottimale.

Verso una soluzione industriale?

L’Africa, come scritto in precedenza, è gravemente colpita dall’inquinamento da plasticaun problema spiegato da diversi fattori. Il continente sta vivendo una crescita demografica esplosiva, che sta portando ad un aumento della produzione di rifiuti che le infrastrutture di riciclaggio, spesso insufficienti o inesistenti, non riescono a contenere.

La povertà porta molte popolazioni a utilizzare prodotti di plastica monouso, più economici ma più inquinanti. Viceversa, l’adozione di uno stile di vita” Stile occidentale » da parte di alcune comunità, associato ad un aumento del potere d’acquisto, porta ad un aumento del consumo di prodotti confezionati in plastica. Infine, ultimo ma non meno importante, L’Africa è tristemente considerata un “ bidone della spazzatura » per i paesi sviluppatiche esportano lì i loro rifiuti di plastica a milioni di tonnellate.

I metodi tradizionali di riciclaggio, come i trattamenti chimici e termici, sono costosi e potenzialmente inquinanti. Questo piccolo insetto potrebbe forse svolgere un ruolo importante in questa complessa equazione e i ricercatori intendono farlo usarlo come disinquinante naturale. Tuttavia, non comunque.

Invece di rilasciare queste larve nelle discariche, i ricercatori intendono farlo per isolare i batteri e gli enzimi responsabili della degradazione sviluppare soluzioni industriali applicabili a fabbriche, discariche e siti di decontaminazione. Questo approccio biologico potrebbe offrire un’alternativa più ecologica ed economica alle tecniche attuali, adattandosi al tempo stesso ai vincoli locali. La ricerca futura si concentrerà sull’identificazione precisa dei ceppi batterici coinvolti e valutandone il potenziale per altri tipi di plastica. Alphitobio forse non ha ancora svelato tutti i suoi segreti.

  • Una larva originaria dell’Africa, laAlphitobiopuò scomporre il polistirolo grazie a specifici batteri presenti nel suo intestino.
  • Per decomporre efficacemente la plastica, queste larve necessitano di una dieta mista, che includa nutrienti naturali.
  • I ricercatori sperano di utilizzare questi batteri come alternativa ecologica al tradizionale riciclaggio della plastica.

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