La data precisa della catastrofe dell'eruzione del Vesuvio che causò la scomparsa della città di Pompei sotto una pioggia di lapillilapilli e uccise parte dei suoi abitanti con a nuvola infuocatanuvola infuocata in meno di 17 minuti non si sa con certezza, a parte l'anno 79 d.C. Gli scavi continuano non solo a Pompei, ma anche nella vicina città di Ercolano e, regolarmente, vengono fatte nuove scoperte. Ercolano è meno famosa di Pompei, ma è meglio conservata e vi abbiamo trovato, ad esempio, i famosi papiri della biblioteca di Lucius Calpurnius Piso Caesoninus, detto anche Pisone.
Proprio come questi papiri hanno finito per svelare alcuni dei loro segreti grazie alla tecnologia del 21° secoloe secolo, anche i resti dei corpi rinvenuti a Pompei modellati negli strati di ceneri furono oggetto di nuove scoperte con questa tecnologia, in questo caso quella del sequenziamento di frammenti di DNA, come dimostra una pubblicazione sulla rivista Biologia attuale.
Presenta i risultati del lavoro svolto da un team internazionale guidato da scienziati del Scuola di medicina di Harvard negli Stati Uniti, l'Università di Firenze in Italia e il Max-InstitutPlanckPlanck dell’antropologia evoluzionistica in Germania.
Un comunicato stampa della Scuola di medicina di Harvard (HMS), che accompagna questa pubblicazione, spiega che questo lavoro riguarda l'analisi diADNADN resti di cinque persone morte durante l'eruzione del VesuvioVesuvio. I frammenti di DNA studiati fanno parte di quelli di 14 individui prelevati durante il restauro nel 2015 di 86 dei famosi calchi di maltamalta corpi delle vittime. Ricordiamo che nell'800 si realizzavano i calchi colando il gesso nei vuoti lasciati dalla decomposizione di questi corpi.
Questi vuoti e gli scheletri che contenevano si conservarono nel corso dei millenni in strati depositati da a flusso piroclasticoflusso piroclasticovale a dire a valangavalanga di rocce e ceneri mescolate ad un gas ad altissima temperatura (da 300 a 500 °C, da qui il nome dato anche come nuvola infuocata) che si muoveva a più di 100 km/h che inghiottì Pompei sotto 15-30 metri di cenere.
Uomini scambiati per donne a Pompei
Analisi geneticagenetica furono molto sorprendenti, contraddicendo ampiamente precedenti ipotesi basate esclusivamente sull'aspetto fisico e sul posizionamento dei calchi, e sconvolsero le identificazioni e le interpretazioni dei corpi rinvenuti e successivamente ingessati. Alcune interpretazioni risalgono a diversi decenni fa e, come spiega il comunicato stampa, sono state fatte diverse scoperte:
- un adulto che indossava un braccialetto d'oro e un bambino in grembo, spesso interpretato come una madre e suo figlio o sua figlia, si è rivelato essere un uomo e un bambino biologicamente non imparentati;
- tre dei quattro presunti membri della famiglia in un sito non erano geneticamente imparentati;
- due individui che giacciono in una posizione spesso ritenuta un abbraccio – precedentemente ritenuti sorelle, madre e figlia o amanti – includono almeno un uomo, il che esclude due delle tre interpretazioni comuni.
Chiaramente gli archeologi dovranno quindi diffidare di interpretazioni che sembrano ovvie riguardo al sesso e alla parentela degli individui rinvenuti tra le ceneri di Pompei e come spiega Alissa Mittnik, co-autrice dello studio, ex ricercatrice genetica dell'HMS e oggi capogruppo presso l’Istituto Max Planck: “ I risultati dimostrano l’importanza di integrare l’analisi genetica con informazioni archeologiche e storiche per arricchire o correggere le narrazioni costruite sulla base di prove limitate. »
« Invece di stabilire nuove narrazioni che potrebbero anche distorcere le esperienze di queste persone, i risultati genetici incoraggiano la riflessione sui pericoli di inventare storie sul genere e sulle relazioni familiari nelle società del passato basate sulle aspettative attuali. “, aggiunge David Reich, professore di genetica al Blavatnik Institute dell'HMS e professore di biologia evoluzionistica umana all'Università di Harvard, anche co-autore senior dell'articolo pubblicato.
Spiegazioni delle scoperte basate sul DNA a Pompei. Per ottenere una traduzione francese abbastanza precisa, cliccate sul rettangolo bianco in basso a destra. Dovrebbero quindi apparire i sottotitoli in inglese. Cliccate poi sul dado a destra del rettangolo, poi su “Sottotitoli” e infine su “Traduci automaticamente”. Scegli “francese”. © Scoperta del futuro
Popolazione pompeiana cosmopolita proveniente dalla Grecia
David Caramelli, del dipartimento di Antropologia dell’Università di Firenze, non si lascia da meno rispetto ai suoi colleghi e in un altro comunicato stampa, del Max Planck Institute, spiega anche: “ Questa ricerca mostra come l’analisi genetica possa arricchire in modo significativo le narrazioni costruite a partire dai dati archeologici. I risultati mettono in discussione nozioni di lunga data come l’associazione dei gioielli alla femminilità o l’interpretazione della vicinanza fisica come prova di relazioni familiari. »
Ciò che non sorprende, tuttavia, è che le analisi genetiche hanno confermato che gli antichi pompeiani discendevano in gran parte da popolazioni immigrate dal Mediterraneo orientale.
Infatti, per secoli, l'Italia meridionale era stata colonizzata da diverse città greche al punto da essere chiamata Magna Grecia Grande Grecia dai romani. Questo è stato in particolare il caso di Elea, fondata intorno al 535 a.C. aC dai Greci di Focea, antica città greca della Ionia, sulla costa del Mar EgeoMar Egeonel Golfo di Smirne (oggi Izmir, Turchia).
Elea è il luogo di nascita della famosa scuola di filosofia greca conosciuta come gli Eleatici, i cui membri più noti sono Zenone di Elea e Parmenide.
Ancora più vicina a Napoli perché a 12 chilometri a occidente e prima di Elea, c'era Cuma, fondata nell'VIII sec.e secolo a.C aC, dai Greci dell'isola di Eubea e ne fecero la prima vera colonia greca dell'epoca Grande Grecia. Cuma sarebbe stata poi ritrovata Paleopoli (la città antica) che, intorno al 500 a.C., con nuovi coloni sarebbe diventata Napoli (città nuova), meglio conosciuta oggi come Napoli.