Dopo un Gray tanto splendido visivamente quanto piatto in termini di gameplay, Nomada Studio è tornato 6 anni dopo con una nuovissima creazione, Neva. Questa nuova creazione corregge i tanti difetti dell’ottimo Gris offrendo questa volta un’esperienza videoludica “reale” e non semplicemente una magnifica tela visiva priva di un vero gameplay? Questo è ciò che vedremo in questo test completo.
Test effettuato secondo una versione fornita dall’editore
Bellezza e fascino
Come affrontare il nuovo gioco di Nomada Studio senza parlare di ciò che colpisce a prima vista, l’evidente tocco artistico dello studio fondato da Roger Mendoza, Adrián Cuevas, due sviluppatori e ovviamente l’illustratore Conrad Roset. Se ricordiamo soprattutto quest’ultimo, è grazie al suo talento artistico che ha dato tutto il suo fascino a Gris e che continua a funzionare meravigliosamente su questa Neva. Neva è bella almeno quanto Gris, se non di più sotto alcuni aspetti. Lo stile visivo del titolo lusinga ancora una volta le nostre retine (soprattutto nei momenti in cui non cerca di farci venire le lacrime agli occhi) offrendoci magnifici paesaggi dipinti che penseremmo provenissero direttamente dai nostri sogni. Neva è magnifico, probabilmente uno dei giochi più belli di tutti i tempi, poiché i suoi colori, la scelta delle composizioni e i dipinti che ci offre sono ponderati, toccanti e brillantemente eseguiti. Alcuni livelli sono stupendi e ho perso il conto del numero di screenshot che sono riuscito a fare del gioco. Qualsiasi immagine del gioco potrebbe servire come sfondo perché questa è così bella. La colonna sonora del gioco, sempre di Berlinist, è ancora una volta molto bella e di ottima qualità. Migliora perfettamente la grafica del gioco grazie ai suoi tocchi sottili, nostalgici ed eterei.
Le animazioni non sono da meno e a volte si ha l’impressione di non giocare, ma di guardare un breve film d’animazione sul grande schermo, sia nel bene che nel male, ma su questo torneremo. Alba e Neva, le due protagoniste del gioco, sono animate in modo superbo e tutto in loro, che si tratti del loro comportamento, delle loro reazioni o dei loro gesti, non sembra mai scritto. Neva e Alba si muovono senza imprecare in questo universo magico, che deve aver costituito una grande sfida per la squadra. Come possiamo integrare i personaggi giocabili in tali ambientazioni senza dare l’impressione che non abbiano posto al centro di questi dipinti? È qui che risiede la genialità di Nomada Studio, che riesce non solo a dare vita ai dipinti, ma anche a lasciarci vagare tra essi senza limiti. Il viaggio offerto è magnifico in quasi ogni aspetto.
Non tutti purtroppo, poiché laddove Gris ha brillato con la sua direzione artistica originale e raramente vista nei videogiochi, Neva sta già seguendo l’esempio, il che toglie l’elemento sorpresa e soprattutto Neva non nasconde le sue ispirazioni Ghibli. È ovvio che i team di Nomada Studio abbiano voluto omaggiare, con questa Neva, i capolavori di Hayao Miyazaki come Spirited Away e Princess Mononoke. Ma l’omaggio forse va un po’ troppo oltre, in quanto in certi momenti del gioco avrei preferito passare direttamente alla visione dei film piuttosto che infliggermi Neva.
Il gameplay continua a non funzionare
Se, come abbiamo appena scritto, l’universo, la direzione artistica e soprattutto la grafica di Neva sono così sorprendenti che la lingua francese manca di superlativi, è tempo di affrontare ancora una volta ciò che dà fastidio. Il gioco. Per essere subito chiari, Neva a questo livello se la cava molto meglio di un Gray che tendeva più al gameplay in flash che a un vero videogioco. Nomada Studio è riuscito a trasformare questa prova sperimentale di videogioco in un gioco vero e proprio, piacevole da giocare quanto da guardare? Sì e no. Per affrontare questo punto, partiamo dall’ovvio: Neva è pur sempre una sorta di platform cinematografico con un gameplay di microcombattimenti. Puoi infatti eseguire combo con la spada per sconfiggere i tuoi nemici e, se riesci a eseguire una serie definita di colpi senza essere colpito, per curare uno dei tre punti vita assegnati. Sì, il combattimento è quasi al centro del gioco, dietro l’aspetto platform del titolo, e se è abbastanza piacevole maneggiare Alba durante i primi minuti, finirai presto per stancarti della sua combinazione di colpi unica che fa non evolversi durante il gioco e i suoi quattro capitoli. Quattro capitoli, quattro stagioni, per un’avventura di circa quattro ore, che è una durata del tutto onesta, ancora di più quando non vedi passare il tempo. Quando dico infliggermi Neva è perché in certi momenti avrei preferito guardare un cortometraggio piuttosto che recitare certi passaggi.
Non che il gioco sia difficile, ci sono due modalità di gioco, una con punti vita e l’altra senza, ma visto che i combattimenti sono ridondanti e devi affrontare lo stesso tipo di ombre per la quattordicesima volta sono cinque minuti! Avrei preferito, a volte, avere diritto alla storia senza dover saltare da una piattaforma all’altra in loop, poiché il gameplay alla fine è stato rinnovato solo leggermente e non mi ha fatto venire voglia di completare gli obiettivi del gioco o di tornare ai livelli cercati. i pochi collezionabili sparsi qua e là… Se Alba non si evolve nel corso dell’avventura, non è così per Neva che, dal canto suo, sblocca nuove abilità nel corso delle stagioni fino a diventare il fulcro del gameplay del gioco verso la fine. Il pulsante utilizzato per richiamarlo è di scarsa utilità all’inizio dell’avventura, e diventerà quasi centrale verso la fine di essa. Le sue abilità permetteranno, in rari momenti, di modificare il gameplay del gioco aggiungendo sottigliezze, ma questo è spesso di breve durata, o addirittura di brevissima durata. L’evoluzione di Neva è un elemento di gameplay interessante, spinge ulteriormente il rapporto Alba-Neva ma alla fine viene sfruttato abbastanza poco. Come testimoniano i rari momenti di separazione tra i due protagonisti nel corso del gioco, Neva non vi mancherà e non vi sentirete affatto handicappati da questa assenza. Questo duo funziona meno bene dal punto di vista del gameplay rispetto ai due fratelli di Brothers a Tales of Two Sons ed è un peccato perché sembra essere questa l’intenzione iniziale alla base di questo progetto. Questo e farti piangere…
Tirate fuori le veline e i violini, Nomada Studios e il compositore della colonna sonora, Berlinist, vogliono scuotervi! E anche se questo potrebbe funzionare per alcuni, dobbiamo comunque ammettere che i sentimenti qui sono meno sottili che in Gris. Sicuramente la storia è toccante e ricorderò a lungo questa avventura e in particolare il suo finale, ma non sempre mi sono sentito d’accordo nei miei sentimenti con il tono del gioco, colpa forse della mia mancanza di implicazione a un gameplay troppo leggero per i miei gusti. Quasi un gioco reale e più avanzato di Gris che ora è un film interattivo nella ludografia di Nomada Studio, Neva manca ancora di un vero gameplay per accedere al pantheon dei videogiochi, cosa che non mancherà di fare, e non ho dubbi, la terza produzione dello studio tra qualche anno.