Intorno alle 11:15, il Brent ha perso lo 0,46% a 80,64 dollari e il WTI è sceso dello 0,42% a 78,49 dollari.
Martedì i prezzi del petrolio sono rimasti stabili, mantenendo il rialzo delle sessioni precedenti legato alle sanzioni contro la Russia, con l’attenzione ora rivolta all’insediamento di Donald Trump lunedì prossimo.
Intorno alle 11.15 il prezzo del barile di Brent del Mare del Nord, con consegna a marzo, ha perso lo 0,46% a 80,64 dollari.
Il suo equivalente americano, un barile di West Texas Intermediate, con consegna a febbraio, è sceso dello 0,42% a 78,49 dollari.
“Il mercato continua a valutare le implicazioni delle sanzioni statunitensi di venerdì scorso e la posizione della prossima amministrazione statunitense al riguardo”, spiegano Helge André Martinsen e Tobias Ingebrigtsen, analisti di DNB Markets.
Il Dipartimento del Tesoro americano ha annunciato venerdì sanzioni contro più di 180 navi e contro le principali compagnie petrolifere russe Gazprom Neft e Surgutneftegas, rispettando così “l’impegno del G7 di ridurre le entrate energetiche russe”. Londra ha sanzionato anche queste due società.
Secondo Bjarne Schieldrop, analista della SEB, la domanda è “per quanto tempo Donald Trump lascerà operative le sanzioni”, quando potrebbero costituire una leva per i negoziati di pace in Ucraina.
Lunedì prossimo il neoeletto presidente americano si insedierà alla Casa Bianca.
Inoltre, secondo una pubblicazione dell’OIES (Oxford Institute for Energy Studies), “l’incertezza nel mercato petrolifero è elevata a causa di fattori sia sulla domanda che sull’offerta” per l’anno 2025.
I rischi di guerre commerciali, un ulteriore deterioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Cina e le riviste aspettative sulla velocità dei tagli dei tassi di interesse dovrebbero avere un impatto negativo sulla domanda di petrolio, affermano gli economisti Bassam Fattouh e Andreas Economou dell’OIES.
Tuttavia, questi effetti potrebbero essere controbilanciati dalla ripresa della Cina, il più grande importatore mondiale di oro nero, e da una crescita più debole del previsto della produzione petrolifera in Brasile, che farebbe invece aumentare i prezzi.
Inoltre, “il Brent si è rafforzato ben prima delle nuove sanzioni”, ricorda Bjarne Schieldrop, indicando che l’attuale aumento non è necessariamente temporaneo.
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