Ha provato di tutto per svegliare la sua gente. Il portiere francese è addirittura entrato in campo alla fine della partita su calci piazzati dell’ultima occasione ed è stato spettacolare. Per prima cosa ha tentato un salto mortale, che è sfuggito al telaio. Sul Calcio di punizione finale, l’ex giocatore del Bordeaux è riuscito a deviare il cuoio con la testa, ma non ha fatto nulla da dietro. Sicuro che se i suoi compagni avessero dimostrato la sua stessa voglia, il Sion non sarebbe andato in vacanza con altri tre punti in tasca al ritorno dal Municipal.
Perché l’Yverdonois è entrato in partita con il freno a mano tirato e questo ha avuto il dono di infastidire l’ex nazionale francese. Possiamo capirlo. Perché non appena il Nord-Vaudois è stato finalmente contagiato da un certo senso di urgenza, ha avuto molte possibilità di pareggiare. Ma o la traversa, o la mano del portiere avversario, o… il piede di Gunnarsson sul suo tiro si è intromesso. Quando non vuole…
“Francamente te lo dico, ma l’ho detto ai miei compagni nello spogliatoio, non ho problemi!” Al momento dell’intervista Bernardoni era ancora accaldato. L’ultimo baluardo dell’Yverdon ne ha avuto una grossa contro i compagni – come il tecnico Alessandro Mangiarratti, che li ha confrontati con le proprie responsabilità al microfono dello Sport azzurro – e ci vorranno le prossime due settimane di vacanza per rimettere tutto a posto questo piccolo mondo rimettere insieme il collettivo.
“È molto, molto frustrante”, ha detto il 27enne di Esson. Non riesco a spiegare questa partita. Quando vedremo il nostro secondo tempo… Siamo offensivi, non abbiamo paura, andiamo lì! E il nostro primo ciclo… Aspettiamo e vediamo, facciamo alcune cose stupide e poi le cose vanno male. Questo sentimento di frustrazione non c’è di peggio nel calcio. Lo puoi sentire dal suo atteggiamento. Il cerbero ne ha uno grosso. Perché nella posizione attuale del suo club, ogni unità scalfita può cambiare il futuro.
“Nel 2° periodo ovviamente c’era più voglia. Ma cosa avevamo da perdere?, si arrabbiò nuovamente. Siamo a casa, ma non possiamo più vincere. Dopo un po’ bisogna ribellarsi! Possiamo dire quello che vogliamo, ma a terra siamo noi. Ci siamo trasferiti, ma era troppo tardi. Ho l’impressione, a volte, che aspettiamo di essere guidati prima di reagire. Là lo taglieremo, faremo uno stage e sarà bello. Dovremo fare di più perché con 17 punti non possiamo scappare”.
Gli ultras dell’Yverdon potranno cantare per chiedere la partenza del proprio allenatore o esporre striscioni per chiedere il cambio di allenatore per il loro Natale, non è Mangiarratti a mancare fantasia negli ultimi metri. Non abbiamo mai visto un panchinaro trasformarsi in un marcatore, nemmeno nelle migliori compilation di bizzarri momenti di gioco con la palla che circolano su TikTok o YouTube. Non spetta nemmeno al portiere andare a mettere problemi nella zona della verità avversaria quando niente va bene. Questo dovrà capirlo il popolo di Yverdon nel 2025, pena retrocessione.
“I tifosi dietro di me, non riesco a sentirli. Sono nella mia bolla. Queste sono le loro storie. Si lotta in campo e oggi tocca all’allenatore e se continueremo ad avere questi risultati saremo noi giocatori… Dobbiamo smetterla di nasconderci, ha concluso Bernardoni. Ad un certo punto… Possiamo dire quello che vogliamo, ma dovremo osare, provare molto di più. Inizia da noi. Dovremo lottare e io sono pronto.
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