Pascal Papé, attuale allenatore del Bourgoin, ha sollevato il tema della salute mentale dei giocatori ai microfoni di RMC. Senza tabù, l’ex seconda linea e capitano della Francia racconta il suo passato con la speranza di continuare a realizzare le cose.
È una testimonianza che permetterà senza dubbio di allontanarsi dalla visione idealistica che persiste su cosa dovrebbe essere un rugbista. Perché un rugbista è soprattutto un uomo, con i suoi pregi e i suoi difetti. E in un momento in cui la salute mentale dei giocatori sta assumendo una reale importanza, Pascal Papé, ex seconda linea e capitano della Francia, solleva ancora una volta il velo su questo argomento che gli sta a cuore. Nel 2016, l’attuale manager del Bourgoin ha pubblicato un libro intitolato “Il doppio gioco”. Racconta le sue debolezze, i suoi momenti di dubbio e la sua infanzia, che è la causa scatenante del suo disagio in seguito ad un grave infortunio. “Era una partita Francia-Italia. Ero capitano della squadra francese. Ero orgoglioso. Intorno al 50esimo minuto di gioco, ho preso un ginocchio su una delle mie vertebre. In quel momento, lì, non sento più il mio diritto gamba e nel giro di 24 ore passo da capitano della Francia al nulla..
In questo momento (2013), la salute mentale è ancora un argomento “tabù, perché quando sei malato di mente sei debole” spiega Pascal Papé al microfono di RMC. Questo infortunio e questa improvvisa solitudine riporteranno però alla mente vecchi ricordi. “Sono stata adottata quando avevo sei mesi. Mia madre biologica era una prostituta e aveva problemi con la droga e l’alcol. […] Ho sempre nascosto a tutti chi ero veramente. Volevo essere come gli altri. Con questo infortunio mi sono sentito un po’ come all’inizio della mia vita, una persona senza valore che non sarebbe più servita a nulla. È esploso tutto, nel rugby, ma anche a livello personale.”
Un periodo oscuro
Uno shock che ha spinto l’ex nazionale a pensare al peggio: “Ho messo in dubbio la mia esistenza. Sono arrivato a chiedermi se meritavo di essere lì.” Nel suo racconto, Pascal Papé ricorda un’altra notte di insonnia: “Ho preso molti farmaci, per la schiena, anche per la depressione. È stato tutto un po’ una molotov. Mi vedo ancora come se fossi fuori dal mio corpo, come se guardassi la scena, dicendomi che l’unica cosa che volevo era dormire. Volevo dormire per sempre. Ho preso tutto il necessario per dormire..
Vecchi demoni che ora sono alle sue spalle grazie all’accettazione del suo passato: “Ho accettato la mia storia. Sono molto felice di vedere persone che si identificano con quello che racconto e che riescono a fare un passo avanti. Vale tutti i titoli del mondo”. confida Pascal Papé. Un’esperienza passata e recente che inevitabilmente fa della salute mentale un tema molto importante per l’ex giocatore dello Stade français: “questo argomento ha acquisito importanza negli ultimi anni. Dobbiamo renderci conto che un rugbista può avere dei punti deboli. Noi siamo come gli altri. E per fare bene in campo bisogna essere di buon umore”.
Sì, ci sono dipendenze ma non accadono e basta
Il manager del CSBJ va oltre nel suo pensiero. Interrogato sulle recenti vicende extrasportive nella squadra francese come in diversi club del campionato, l’ex seconda linea pensa che la salute mentale possa essere un fattore scatenante o almeno un elemento da tenere in considerazione nel bilancio: “Se ti ubriachi o fai cocaina ogni volta che puoi, c’è qualcosa che non va. Non capisco come ubriacarsi. Bocca alla minima occasione oppure possiamo prendere cocaina dopo ogni partita. Mi dispiace ma non capisco” è una vera piaga oggi. Quindi, sì, ci sono le dipendenze ma non succede così. provocato da qualcosa. È un modo per sfuggire a una certa verità. L’argomento della salute mentale può intervenire Con quello che è successo di recente nel rugby, dobbiamo lavorare sul legame tra dipendenze e salute mentale..
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