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pugile Imane Khelif, nascita di una musa

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È pazzesco quanto puoi proiettare in una vittoria. Questo giovedì 1È Agosto 2024, all’interno del Centro Esposizioni di Villepinte (Seine-Saint-Denis), Imane Khelif spara un colpo diretto al naso della sua avversaria italiana, Angela Carini, che si ritira dopo soli quarantasei secondi di combattimento. Del “uno due tre, viva l’Algeria!” » alzarsi dagli spalti. Il 25enne pugile algerino si è qualificato per i quarti di finale delle Olimpiadi di Parigi. La storia sarebbe potuta finire lì se Angela Carini non avesse accennato, in lacrime dal ring, ad una vittoria “sleale” (e VO: « Non è giusto ! »), offrendo un’eco potente a un rumor insistente nato durante i mondiali di boxe 2023 di Nuova Delhi: Imane Khelif non sarebbe del tutto una donna.

Nei minuti che seguirono, l’amplificatore dei social network fece di questa partita una delle più grandi polemiche dei Giochi di Parigi. Il capo del governo italiano, Giorgia Meloni, si pronuncia su X contro uno “lotta che non è stata ad armi pari”, indignato che gli atleti si presentino “caratteristiche maschili” poter partecipare alle competizioni femminili. Dall’imprenditore Elon Musk e dai suoi oltre 200 milioni di abbonati in poi risvegliato l’ideologia » dare voce per denunciare una rissa truccata dal “ transgender » Imane Khelif.

Su X, l’autore della saga Harry Potter chi è diventato un attivista antitrans vede persino il volto del pugile “il sorriso di un uomo” Chi “colpiscimi semplicemente in testa” una donna. Il caso Imane Khelif si è fatto strada anche nella campagna presidenziale americana quando il candidato Donald Trump ha scritto, in maiuscolo indignato, sul suo Truth Social network: “Terrò gli uomini fuori dagli sport femminili!” » Espediente che utilizzerà fino alla vigilia della sua rielezione, attaccando in un clip elettorale trasmesso il 3 novembre e mostrando una foto di Imane Khelif, al “ uomini che possono dare pugni alle donne e vincere medaglie ».

I reporter vengono inviati a Biban Mesbah, nel nord-ovest dell’Algeria, il villaggio dove è cresciuta la sportiva. A suo padre, un saldatore disoccupato di 49 anni, viene ordinato di produrre certificati di nascita e foto d’infanzia di sua figlia. Le associazioni LGBT+ potrebbero esprimersi contro “sospetti invadenti” e uno “ondata di odio internazionale”, speculiamo in lunghi articoli sul presunto “iperandrogenismo” o il possibile “cariotipo maschile” del pugile. Imane Khelif è diventata, suo malgrado, il catalizzatore di tutte le passioni e le fantasie che circondano il genere. Ma il 9 agosto, nella finale con meno di 66 chili, si è rivelata all’altezza odiatori (gli “haters” che litigano sui social) che lei è prima di tutto una grande campionessa. Imane Khelif vince la medaglia d’oro e diventa motivo di orgoglio nazionale in Algeria: è la prima pugile africana a vincere un titolo olimpico.

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