AA / Parigi / Ümit Dönmez
Due giorni prima della partita di calcio tra Francia e Israele, in programma il 14 novembre allo Stade de France, Olivia Zemor, presidente dell’associazione EuroPalestina e membro del collettivo “Stop Genocide”, ha pubblicamente invitato i giocatori della squadra francese a boicottare l’incontro. Descrive l’evento come “un tentativo di mascherare il genocidio attraverso lo sport” e chiede agli atleti francesi di non sostenere “la brutale oppressione dei palestinesi portata avanti da Israele”.
In un’intervista concessa martedì ad Anadolu, Olivia Zemor ha fortemente criticato la decisione della Federcalcio francese (FFF) e del governo di mantenere la partita della Nations League. Il presidente di EuroPalestina considera questa scelta come una forma di legittimazione dell’azione dello Stato israeliano. “Il governo francese è terribilmente colpevole di chiedere ai giocatori della nazionale francese di giocare una partita contro una squadra che rappresenta uno stato genocida”, ha dichiarato, insistendo sull’importanza che gli atleti francesi prendano posizione in un contesto di acuta crisi umanitaria. in Palestina.
– Cifre allarmanti e un promemoria storico
Zemor presenta cifre preoccupanti sulla repressione degli atleti palestinesi: “In un anno, 450 atleti palestinesi sono stati assassinati da Israele, tra cui più di 200 calciatori”, sottolinea. Precisa che si tratta di violenze lungi dall’essere casi isolati o recenti: “Gli atleti palestinesi, in particolare i calciatori, non possono allenarsi da decenni, sono stati imprigionati, uccisi o feriti, e i loro stadi vengono regolarmente distrutti”. Ricorda casi emblematici, come quello di Mahmoud Sarsak, calciatore palestinese, incarcerato senza accuse formali e che ha condotto uno sciopero della fame di 91 giorni per protestare contro la sua detenzione arbitraria. Per Zemor queste persecuzioni fanno parte di una politica di eliminazione fisica e simbolica dei palestinesi.
Il presidente di EuroPalestina critica anche i giocatori della squadra israeliana, affermando che “molti di loro sono riservisti dell’esercito” e che “alcuni, quando non indossano abiti sportivi, compaiono nei video e nelle foto in uniforme militare. Zemor sottolinea che i giocatori israeliani non hanno mai protestato contro la violenza contro i palestinesi, nonostante il loro ruolo simbolico come rappresentanti del loro Paese. Invita quindi i calciatori francesi a chiedersi “se possono accettare di competere sportivamente contro una squadra che, indirettamente o direttamente, partecipa all’oppressione di un popolo”.
– Politicizzazione dello sport: doppi standard?
Nel suo discorso, Olivia Zemor denuncia quella che definisce una “ipocrisia della politica sportiva francese”, che sostiene la neutralità, ma pratica i “doppi standard”. Sottolinea che “Russia e Bielorussia sono state escluse da tutte le competizioni sportive per motivi politici, per l’invasione dell’Ucraina”, mentre Israele, accusato di violare il diritto internazionale in Palestina, continua a partecipare a eventi sportivi internazionali. “Non possiamo dire ‘non politicizzare lo sport’ e lasciare che Israele partecipi senza che ciò costituisca un problema”, insiste, riferendosi a una recente dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron. Zemor invita la FFF a riconsiderare i suoi valori etici e a “non chiudere un occhio” sulle implicazioni umanitarie dell’evento sportivo.
EuroPalestine e il collettivo “Stop Genocide” si sono incontrati la settimana scorsa anche con il direttore generale della FFF per esprimere la loro richiesta di annullare la partita. Secondo un comunicato stampa del collettivo, la FFF ha dichiarato di “comprendere la rabbia” suscitata dal proseguimento dell’incontro, spiegando però di essere vincolata dalle decisioni prese a livello europeo, in particolare dalla UEFA.
– Invito ai giocatori di posizionarsi
Nell’ambito di questa campagna di boicottaggio, circolano online video e messaggi che incoraggiano i calciatori della squadra francese a “cogliere l’opportunità di denunciare le atrocità contro i civili palestinesi” rifiutandosi di giocare. “I calciatori francesi sono ambasciatori, incarnano i valori della fraternità e del rispetto per milioni di giovani”, sottolinea un messaggio della campagna. I giocatori sono chiamati a trarre ispirazione da atleti impegnati come Mohamed Ali o Arthur Ashe, che, secondo EuroPalestine, “hanno dimostrato che lo sport può essere un potente vettore di giustizia e di valori umani”.
Zemor precisa che diversi giocatori francesi si troverebbero in una situazione difficile, alcuni essendosi ritirati per “motivi medici” alla vigilia della partita. Secondo lei, questo ritiro discreto rivela “un’esitazione morale” da parte degli atleti che, secondo lei, non possono “accettare di partecipare ad un evento che legittima le pratiche di uno Stato accusato di genocidio”. Evoca anche il timore di sanzioni per i giocatori che si rifiutano di scendere in campo, incoraggiandoli a mostrare coraggio e solidarietà verso i palestinesi.
– Un contesto di tensione in Palestina
Dopo l’attacco transfrontaliero di Hamas nell’ottobre 2023, Israele ha continuato la sua aggressione alla Striscia di Gaza, nonostante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che chiedeva un cessate il fuoco immediato. Da allora, secondo le autorità sanitarie palestinesi, più di 43.500 persone sono state uccise, principalmente bambini e donne, e più di 100.000 altre sono rimaste ferite. L’aggressione israeliana ha sfollato quasi l’intera popolazione del territorio soggetto a un blocco continuo che ha portato a gravi carenze di cibo, acqua potabile e medicine. Israele è accusato di aver perpetrato un “genocidio” in Palestina davanti alla Corte internazionale di giustizia.
Il collettivo “Stop Genocide” accusa il governo francese di “complicità nel genocidio”. “Invece di adottare sanzioni, incoraggiano lo Stato israeliano con spedizioni di armi e sostegno diplomatico”, ha detto Zemor durante un’intervista ad Anadolu. Il presidente di EuroPalestina menziona anche la presenza di oltre 4.185 francesi nell’esercito israeliano. Critica infine l’accoglienza riservata a Isaac Herzog, presidente israeliano, durante la cerimonia di apertura dei Giochi olimpici di Parigi, deplorando “gli onori resi a uno Stato che perseguita i civili”.
Alla vigilia della partita di calcio Francia-Israele, la questione che si pone per i calciatori francesi è quindi quella dell’impegno etico. Per Zemor e gli attivisti della campagna di boicottaggio, rifiutarsi di giocare sarebbe un significativo gesto di solidarietà, dimostrando che lo sport non può essere utilizzato per “coprire un genocidio”. Mentre i social network amplificano il dibattito, molti tifosi e cittadini condividono l’appello di EuroPalestina, descrivendo questa partita come una “prova morale” per i giocatori e le autorità sportive francesi.
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