L’ex capitano del XV di Francia Abdelatif Benazzi, candidato alla presidenza del World Rugby, vuole dare una scossa al “conservatorismo” dell’istituto in “aprendolo” verso più paesi e ridando alla Francia un posto centrale, ha spiegato in un’intervista all’AFP.
Il mondiale di rugby, che si riunirà martedì a Dublino, eleggerà giovedì il suo presidente per quattro anni. Oltre a Benazzi in corsa ci sono l’australiano Brett Robinson e l’italiano Andrea Rinaldo.
Domanda: Come pensi che stia andando il mondo del rugby?
Risposta: “Molto male. Durante i Mondiali si ha l’impressione che sia uno sport globale. In realtà, questo riguarda solo alcuni grandi paesi, presenti da 100 anni, mentre pochi paesi stanno emergendo. E allo stesso tempo, questi grandi paesi si trovano in difficoltà finanziarie, la maggior parte con deficit operativi superiori a 10 milioni di euro. C’è l’allerta, la barca rischia di affondare. »
D: Cosa si può fare per risolvere le difficoltà economiche?
R: “Non dovremmo aspettare una competizione redditizia come la Coppa del Mondo una volta ogni quattro anni. I tour estivi e autunnali sono un po’ obsoleti e meno redditizi per le nazioni, soprattutto quelle del sud. La Coppa delle Nazioni del 2026 (che dovrà essere organizzata ogni due anni con le migliori squadre del Nord e del Sud del mondo, ndr) sarà una competizione innovativa (…). Dobbiamo pensare a una strategia molto più aperta. Per attirare gli investitori, dobbiamo dimostrare chiarezza nella governance, trasparenza e soprattutto apertura al mondo (…) investire in regioni o in pochi paesi anche se ciò significa ricevere dividendi in pochi anni. »
Abdelatif Benazzi in azione con la Francia contro la Scozia durante la Coppa del Mondo a Pretoria il 3 giugno 1995 in Sud Africa / Jean-Pierre MULLER / AFP/Archives
D: In quali paesi esattamente?
R: “Oggi 11 paesi rappresentano il 70% dei diritti di voto nel World Rugby, questo contribuisce al conservatorismo. Alcuni paesi come Spagna e Portogallo non hanno il diritto alla discussione. Soffrono. Ogni quattro anni diciamo loro +Sei qui per qualificarti ai Mondiali+, ma tra i Mondiali non facciamo nulla (…). Non capisco perché siamo titubanti nei confronti dell’Africa, che in futuro (nel 2100 secondo un rapporto dell’ONU, ndr) rappresenterà il 40% dell’umanità. Al contrario, non possiamo destinare un quarto del budget al Nord America, con la Coppa del Mondo negli Stati Uniti nel 2031, a scapito di altre regioni. »
D: E la Francia?
R: “Tutti ci dicono: ‘Hai visto cosa hai fatto ai Mondiali? Sei un grande paese+. Abbiamo aperto le nostre porte a Marcoussis, abbiamo condiviso i nostri valori, il nostro modello è invidiato da molti. Siamo spinti a prendere decisioni, a rientrare in questo mandato (…). Dobbiamo rivedere la governance attuale. Anche la Francia, che è un paese importante, è esclusa da alcune decisioni. Facciamo parte del consiglio del World Rugby ma non siamo nell’ufficio esecutivo, ma abbiamo l’impressione che le decisioni vengano prese lì. Vorrei dare più potere al Consiglio. »
D: Qual è la sua posizione rispetto al cartellino rosso dei 20 minuti, che può essere generalizzato anche in caso di voto favorevole di giovedì?
R: “Un cartellino rosso è un cartellino rosso, non ci deve essere confusione. Questa può essere una strategia pericolosa per il rugby, molto più violenta ed è per questo che siamo completamente contrari. »
D: Tornerai su questo argomento se sarai eletto e il problema si diffonderà?
R: “Preferisco dire che non passerà. E se passa ti ricordo che è un esperimento. Vedremo tra qualche anno, questa sarà l’occasione per fare il punto. »
Commenti raccolti da Florian SOENEN
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