Quanto vale l’arroganza dell’amministrazione fiscale? Pubblicando un rapporto al vetriolo sul fiasco della dichiarazione immobiliare, la Corte dei conti lo valuta a 1,3 miliardi di euro! Questo è il costo del bug del servizio “Gestisci il mio immobile”, imposto nel 2023 a 34 milioni di proprietari francesi. Nonostante tre false partenze, gli allarmi dei contribuenti disorientati e la confusione dei proprietari terrieri sociali, il direttore generale delle finanze pubbliche ha difeso il suo strumento al ritmo familiare di “Va tutto molto bene, signora marchesa”.
I saggi della Corte cantano un’altra canzone, meno allegra: start-up “caotica”, procedura dematerializzata “inadeguata”, situazione “ubiqua”, “incomprensione dei contribuenti”, “persistenza di un’errata tassazione” nel 2024… Colpevoli di aver caratterizzato dissimulazione, anche i funzionari di Bercy sono dilettantistici. A causa della mancanza di trasparenza e pedagogia, questa cosiddetta modernizzazione “senza soluzione di continuità” ha causato più di un milione di detrazioni illecite dall’imposta sugli alloggi o dall’imposta sugli alloggi sfitti. Quindi un piano da oltre un miliardo che aumenterà il debito pubblico. Il prezzo dell’incoerenza…
Un record tra i paesi ricchi, la straordinaria pressione fiscale francese si basava su due pilastri: ampio consenso alla tassazione e costante efficienza nella sua riscossione. I primi vacillano, sotto i colpi delle rivolte popolari che ormai si ripetono. Il secondo è stato appena danneggiato da un ministero onnipotente già screditato dalla sua incapacità di anticipare un deficit che è andato fuori controllo. Cinque anni dopo il successo della ritenuta alla fonte, il fisco non ha rispettato la regola d’oro decretata da Colbert: “Spenate l’oca senza farla piangere”. Con il rischio di aggiungere disordini sociali al disordine di bilancio.
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