In vista del Forum di Davos, il Boston Consulting Group (BCG) ha recentemente pubblicato la seconda edizione del suo AI Radar. Secondo questo rapporto intitolato “Dal potenziale al profitto: chiudere l’impatto dell’intelligenza artificiale Gap”, per il quale sono stati intervistati più di 1.800 manager di cui 170 in Francia, l’intelligenza artificiale, come l’anno scorso, è una delle tre principali priorità strategiche per il 2025 .
Un investimento in crescita, ma dal valore ancora limitato
Un’azienda su tre prevede di stanziare più di 25 milioni di dollari per l’intelligenza artificiale nel 2025, con un aumento previsto del 60% degli investimenti in GenAI entro il 2027.
Sebbene il 75% dei dirigenti consideri l’intelligenza artificiale una delle tre principali priorità strategiche, solo il 25% ritiene di vederne un valore significativo. Perché questo scollamento tra ambizione e risultati concreti? Il rapporto evidenzia molteplici ragioni: mancanza di chiarezza negli obiettivi, difficoltà nel misurare l’impatto e attenzione alle iniziative di produttività su piccola scala.
Le aziende leader si distinguono per un approccio diverso. Assegnano oltre l’80% dei propri investimenti nell’intelligenza artificiale alla riprogettazione e all’innovazione delle funzioni principali, mentre altre organizzazioni dedicano il 56% dei propri investimenti a iniziative incentrate sulla produttività. I leader concentrano i propri sforzi su un numero limitato di casi d’uso, privilegiando in media 3,5 casi d’uso rispetto ai 6,1 di altre aziende, generando così un ritorno sull’investimento 2,1 volte superiore.
Selon Christoph Schweizer, PDG del BCG:
“I leader sono coloro che concentrano i propri sforzi su poche iniziative, che trasformano i propri processi, migliorano le competenze dei propri team e misurano sistematicamente i ritorni operativi e finanziari di queste iniziative.”
L’ascesa degli agenti autonomi
Gli agenti autonomi, in grado di operare con il minimo intervento umano, sono visti come una leva chiave per la trasformazione dell’intelligenza artificiale delle imprese.
>Sebbene il 67% dei dirigenti intenda utilizzarli, resta necessaria cautela di fronte ai rischi legati alla riservatezza dei dati e ai requisiti normativi.Impatto sull’occupazione: minaccia o opportunità?
Contrariamente ai timori diffusi, solo il 7% dei dirigenti prevede riduzioni della forza lavoro a causa dell’automazione dell’intelligenza artificiale. La maggioranza (68%) prevede di mantenere la propria forza lavoro concentrandosi sulla formazione e sul miglioramento delle competenze. Tuttavia, il divario tra le esigenze in termini di competenze legate all’intelligenza artificiale e le capacità attuali è ancora significativo, con meno di un terzo delle aziende che ha formato almeno il 25% dei propri dipendenti.
Sicurezza informatica e regolamentazione: sfide persistenti
I dirigenti identificano la sicurezza informatica come una questione importante, con il 76% che ritiene le misure attuali insufficienti. Anche la riservatezza e la sicurezza dei dati (66%), la mancanza di controllo sulle decisioni sull’IA (48%) e i vincoli normativi (44%) costituiscono ostacoli a un’adozione calma ed efficace dell’IA.
Raccomandazioni BCG
Il rapporto evidenzia diverse migliori pratiche per massimizzare l’impatto dell’intelligenza artificiale. Tra questi, la “regola 10/20/70”, che consiste nel dedicare il 10% degli sforzi agli algoritmi, il 20% a dati e tecnologie e il 70% alla trasformazione dei processi e della cultura organizzativa. Un approccio disciplinato e mirato sembra quindi essere la chiave per creare valore sostenibile.