L’amministratore delegato del CNRS, Antoine Petit, sta alienando i dipendenti dell’organizzazione, i direttori dei laboratori e persino i suoi partner universitari. Il 12 dicembre, al convegno dei direttori delle unità, in rappresentanza di oltre 800 laboratori, ha sorpreso il pubblico annunciando la creazione di una nuova etichetta, la «Laboratori chiave del CNRS».
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Questo status, concesso a circa il 25% delle unità (ovvero al 46% del personale del CNRS), mira a “concentrare uno sforzo particolare su un numero minore di unità, quelle che possono legittimamente pretendere di essere qualificate come “world-class””. Nel consiglio di amministrazione del CNRS del 20 dicembre, un documento sulla strategia fino al 2028 precisa che è “per aiutare chi è molto buono a diventare ancora migliore”. Lo ha spiegato anche l’amministratore delegato “questa priorità non significa esclusività”vale a dire che il CNRS non abbandonerà il 75% delle unità senza etichetta.
La precisione non era rassicurante. Dal 20 dicembre, France Universités, principale partner del CNRS in queste unità, definite “miste” perché controllate congiuntamente dall’organizzazione e dalle università, ha espresso la sua “disaccordo con gli annunci unilaterali del CNRS”. “Disaccordo totale” ribadito in un comunicato stampa del 17 gennaio, nonostante un incontro con Antoine Petit. Si richiede una mozione di sfiducia“sosta immediata” di Key Labs e le dimissioni dell’amministratore delegato hanno raccolto più di 5.200 firme. Secondo un sondaggio condotto dall’Associazione dei direttori di laboratorio (ADL), quasi l’80% dei 428 intervistati è contrario al provvedimento. Anche il principale sindacato, l’Unione Nazionale della Ricerca Scientifica (SNCS-FSU), ha denunciato, il 18 dicembre, questo “politica distruttiva”.
“Dietro le spalle dello staff”
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