“Intelligenza artificiale [IA] può essere un’opportunità, in particolare per la salute o l’accessibilità [des personnes en situation de handicap] ma può anche creare disuguaglianze. » È questo uno degli avvertimenti contenuti nel rapporto del Consiglio economico, sociale e ambientale (CESE) su questa tecnologia, spiega la sua correlatrice Marianne Tordeux Bitker. «Mentre da più di dieci anni tutte le politiche pubbliche in Francia si concentrano sullo sviluppo economico dell’IA, c’era bisogno, in vista del vertice sull’AI organizzato a Parigi il 10 e 11 febbraio, di far emergere la voce della società civile»aggiunge il direttore delle relazioni pubbliche dell’associazione start-up France Digitale. L’ascesa dell’intelligenza artificiale richiede la creazione di un “quadro di accettabilità” per i francesi, aggiunge il correlatore Erik Meyer, segretario federale del sindacato SUD-Rail.
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Date le sfide poste dall’intelligenza artificiale, gli autori del rapporto una volta sono arrivati al punto di considerare di sostenere un’intelligenza artificiale “moratoria” su questa tecnologia, prima di scartarla, “considerato il contesto geopolitico e la necessità di soluzioni europee”dice MMe Tordeux Bitker.
Ma il documento avverte del rischio che l’intelligenza artificiale rafforzi il divario digitale. “C’è un problema di competenze”sottolinea il correlatore. Il 31,5% della popolazione francese si considera “lontano dal digitale”ovvero 16 milioni di persone, ricorda il documento, citando uno studio del Centro ricerche per lo studio e l’osservazione delle condizioni di vita nel 2023, un trend in aumento.
Tra questi, anziani con scarsi titoli di studio, residenti nelle zone bianche, ma anche “una persona su cinque sotto i 25 anni”. Tuttavia, l’intelligenza artificiale consentirà sempre più l’accesso a diritti e servizi essenziali, nel campo della sanità, dell’istruzione, delle banche o anche dell’occupazione, continua MMe Tordeux Bitker.
Un “diritto al non-digitale”
La relazione ritiene pertanto essenziale avviare un vasto programma “piano formativo”che è guidato da aziende oltre a dipendenti pubblici, personale educativo o mediatori digitali, compresi “il numero sta diminuendo a causa del contesto di bilancio”. Dobbiamo anche rivedere i programmi educativi nazionali per integrare l’intelligenza artificiale, osserva Meyer. Inoltre, gli autori sostengono la garanzia di accesso ai servizi pubblici, in particolare attraverso a “diritto al non digitale” che consentirebbe agli utenti di interagire con un essere umano, piuttosto che con un chatbot, se lo desiderano.
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