È diventata una questione sociale dai Giochi Paralimpici di Parigi: promuovere l’accesso allo sport per le persone con disabilità. A volte lo sport deve essere adattato alla disabilità, questo è l’obiettivo dell’associazione “Per avere successo in modo diverso” con sede a Saint-Thurial, una ventina di chilometri a ovest di Rennes. Lo sport adattato è raro in Francia e in Bretagna in particolare. Tuttavia, fa molto bene ai ragazzi con disabilità mentale, come Léo, 16 anni, che frequenta un IME, un istituto di educazione medica, e Jules, 13 anni, inserito in una scuola secondaria del settore.
Palloncini e buon umore
E’ dentro una sala dedicata presso il complesso sportivo Brocéliande a Saint-Thurial che la sessione giornaliera di un’ora si svolge ogni mercoledì pomeriggio. Léo, Jules e i loro due educatori si siedono sui tappetini e si lanciano le palle, questo è il primo esercizio prima di un’attività di agilità attorno ai blocchi. “Si inizierà con giochi con la palla con scambi per poi passare ai giochi collettivi per concludere la seduta.” spiega Manuel, uno dei due educatori. “Diamo il nostro nome quando lanciamo la palla” esulta Léo. La sessione si svolge sotto gli occhi di Sylvie Morel, presidente dell’associazione “per riuscire diversamente”.È vero che questi bambini sono un po’ goffi, come si suol dire. E di conseguenza gli educatori li aiutano a recuperare la palla, a essere più precisi nei movimenti“.
Genitori felici
Fuori dalla stanza i loro genitori li stanno aspettando. Geoffrey è il padre di Jules, è venuto con l’altro figlio, anche lui affetto da disabilità. “Non esistono strutture per sport adattati“deplora il padre di famiglia”anche se i miei figli non hanno una disabilità visibile, hanno comunque una disabilità psicologica“. “Questo è l’incontro da non perdere” testimonia la madre di Léo “è la sua attività sportiva della settimana, oltre al badminton che fa nel suo IME. Con Léo è ancora un po’ complicato, ma gli educatori sanno anche gestire bene quando arriva una crisi. Fortunatamente queste associazioni esistono.“.
Un’associazione mobilitata
Sylvie Morel è impegnata in prima persona a favore dell’inclusione sociale delle persone con disabilità. Per lei lo sport adattato è un mezzo di integrazione. “L’idea, quando giovani come Léo e Jules praticano uno sport adattato, è che possano dire ai loro compagni di classe che hanno praticato sport. È motivo di orgoglio. Cancelliamo le differenze attraverso lo sport“.
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