Il Rochelais ha portato tutta la sua potenza e il suo sconforto contro gli All Blacks. Segnando anche la sua terza meta in due partite con i Blues.
L’imbarazzo della scelta. Il terzo posto di linea è uno dei più competitivi e meglio forniti del XV francese. Essendo un guerriero instancabile, Fabien Galthié ha a sua disposizione diversi giocatori di livello mondiale. Questo sabato, in assenza di Anthony Jelonch, Charles Ollivon (scelta sportiva) e François Cros (commozione cerebrale), è stato Paul Boudehent a indossare il costume del traslocatore, portando sul tavolo la sua potenza pura e il suo incessante massacro combattimento. Una partita titanica (14 contrasti, nessun errore), un veleno permanente per gli All Blacks che sono comunque tenaci. A dieci minuti dalla fine dell’incontro ha dovuto comunque abbandonare il campo per una sospetta commozione cerebrale.
Infine, senza serietà. Ma questo gli ha impedito di vedere la fine dell’incontro. Il che lo fa sorridere. « Va tutto bene, non preoccuparti, ma di conseguenza non sono riuscito a tornare in campo. E non riuscivo nemmeno a vedere la fine della partita, dice con un ampio sorriso sopra le sue grandi mascelle squadrate. Ho urlato, gliel’ho detto : “Almeno dammi il punteggio !” Ma non avevano nulla. » Alla fine, tutto è bene quel che finisce bene. E la solida terza fila di La Rochelle (1,90 me 110 kg) c’entra molto. Ha brillato tantissimo a Saint-Denis, in un registro potente e tonificante.
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« C’era molto ritmo, sia nelle gare che negli impatti… È stata una grande partita. Personalmente sono contento delle mie sensazioni, ma soprattutto sono super contento del gruppo. Per noi la sfida era enorme, la motivazione c’era. » Già di fronte ai giapponesi, Paul Boudehent aveva lasciato il segno al suo ingresso, dal 33e minuto, al posto di Thibaud Flament, infortunato alla cresta iliaca. Risultati della gara: 19 contrasti e due mete. Quanto basta per partire logicamente nei panni del titolare contro i vice-campioni del mondo, lui abituato allo status di “finisher”.
E segnare un’altra meta sabato, in forza, la terza in due partite. Hai lavorato in formazione? « Non vi dirò tutto, ma in ogni caso ha funzionato. », sbotta, continuando a sorridere. Un ritmo di tre quarti, in ogni caso, per quello che Fabien Galthié e i suoi vice avevano immaginato durante gli ultimi Mondiali come soluzione risolutiva al… centro. Questo sabato i Rochelais hanno segnato punti. « Diciamo che sono partite importanti e che contano », elude umilmente.
“Un’anima in più”
Il giocatore, di soli 24 anni – allenato ad Angers e passato per Nantes prima di approdare alla Charente-Maritime nel 2017 – preferisce salutare la forza mentale di questi Blues fortemente sconvolti prima di cambiare le cose. « Ci siamo detti per tutta la settimana che la nostra forza era il nostro carattere. Come francesi, abbiamo un po’ di anima in più. In campo siamo capaci di superare noi stessi. Anche se siamo guidati, non è il caso di arrendersi. »
Molti di noi hanno guardato la partita del 2021 davanti alla TV. Volevamo dimostrare che non eravamo lì solo come comparse
Paolo Boudehent
Se i Blues hanno appena ottenuto il terzo successo consecutivo contro i neozelandesi, la generazione emergente, lanciata questo autunno, di cui Paul Boudehent fa parte, non aveva ancora assaporato le gioie di abbattere gli uomini in nero. « Non ho in mente il numero esatto, ma molti giocatori della squadra non avevano mai giocato contro gli All Blacks, confida. Era quasi la nostra forza : avevamo un gruppo super motivato, che non voleva perdere l’occasione. Molti di noi hanno guardato la partita del 2021 davanti alla TV. Volevamo anche fare la storia, tra virgolette. Volevamo dimostrare che non eravamo lì solo come comparse. » Questa volta, la terza linea delle Maritimes ha interpretato il ruolo principale. E fissa le date per le esibizioni future.