Non è sempre facile far parlare i numeri. Con solo sei medaglie in palio, l’India occupava solo la 71esima posizione nel medagliere degli ultimi Giochi Olimpici di Parigi. I suoi atleti non hanno portato a Nuova Delhi nemmeno un solo ciondolo d’oro. Con quasi un miliardo e mezzo di abitanti, il Paese di Gandhi è tuttavia il Paese più popoloso del mondo. Ma, ovviamente, questo dato non lo aiuta a salire sui gradini del podio. Diverse ragioni spiegano questa carenza. Dal punto di vista sportivo, innanzitutto, l’ex colonia britannica è rimasta molto legata alle tradizionali discipline locali come il cricket o il kabaddi, uno sport da combattimento che mescola rugby e wrestling e che occupa i titoli delle gazzette durante tutto l’anno. Dal punto di vista politico, poi, non rileviamo una reale volontà di spostare le righe. La Cina, un’altra mega potenza demografica globale, ha fatto della caccia alle medaglie olimpiche una priorità nazionale, anche negli sport con cui non ha grande affinità. Ciò fa parte della sua tabella di marcia istituzionale e del suo desiderio di migliorare la propria immagine internazionale. L’India non è in questa dinamica. Vive ancora felicemente nell’ombra, più motivata a formare ingegneri di alto livello che campioni da stadio. Dovremmo biasimarlo?
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