A Herzogenaurach, dove le famiglie dei calciatori stanno divorziando

Pubblicato il 15 giugno 2024 alle 18:46 / Modificato il 15 giugno 2024 alle 21:45

Questa è la Baviera come la immaginiamo: verde, pacifica e prospera. Oche, ciclisti e imprese condividono i bordi dei campi ondulati intorno a Herzogenaurach, una cittadina di 23.000 abitanti a nord di Norimberga che ospita alcuni fantasmi e tre grandi marchi sportivi globali: Adidas, Puma e la nazionale di calcio tedesca. Lontano dal centro storico con i suoi vecchi muri in pietra bavaresi e le case a graticcio, sono sparsi lungo una strada costellata di rotonde o strade all’onore dell’uno o dell’altro.

Tutta vestita di rosso, la sede centrale di Puma, Rudolf-Dassler Straße (dal nome del suo fondatore), è impressionante. Quelli dell’Adidas, un chilometro più in là, molto più in là, hanno l’aspetto di un vero e proprio campus. È lì, lontano dagli sguardi, che la squadra tedesca si prepara per Euro 2024. Davanti all’ingresso, una statua di Adolf “Adi” Dassler (Adi Dass…), fratello di Rudolf, ricorda il legame storico che unisce la Nationalmannschaft al “marchio a tre strisce”. Dassler indossa una tuta del Deutscher Fussbal-Bund, con la sigla della DFB composta da tre triangoli intrecciati, e tiene in mano una scarpa con tacchetti avvitati, la geniale invenzione che permise ai giocatori tedeschi di dominare l’invincibile Ungheria nella finale dei Mondiali del 1954 sul campo fangoso del Wankdorf. Adidas ha contribuito al “Miracolo di Berna”, quindi a proiettare il Paese nel dopoguerra, e quindi alla ricostruzione di un’identità nazionale.

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