Roger Federer ha perso la finale di Wimbledon 2008 contro Nadal “dal primo punto”

Roger Federer ha perso la finale di Wimbledon 2008 contro Nadal “dal primo punto”
Roger Federer ha perso la finale di Wimbledon 2008 contro Nadal “dal primo punto”
-

Mentre ascoltavo Roger Federer nel suo emozionante discorso alla Darmouth University, una frase ha attirato la mia attenzione e non ho potuto fare a meno di sorridere. Un sorriso di soddisfazione, perché le sue parole riecheggiavano una frase pronunciata tanto tempo fa da un certo Ivan Lendl, il mio “CAPRA”.

Nel 2018, per festeggiare il suo decimo anniversario, abbiamo dedicato un lungo format alla memorabile finale di Wimbledon tra Rafael Nadal e Roger Federer. Una partita straordinaria, se mai ce n’è stata una. Quando abbiamo menzionato l’inizio di questa finale, abbiamo scritto questo:

Ivan Lendl una volta disse: “Nel tennis ci sono due punti importanti. Il primo e l’ultimo”. Oggi Rafael Nadal le vincerà entrambe. Questo primo punto è già dantesco. Quattordici colpi di palla, di intensità insolita per un inizio e, nel finale, un lungo dritto di linea del maiorchino, tanto rotondo quanto potente, che cade come una foglia morta appesantita di piombo sulla linea. “Il primo punto è sempre importante, soprattutto in una finale di Wimbledon”, ha scritto Nadal nella sua autobiografia, come a confermare le parole di Lendl. Questo scambio inaugurale dice già tutto su questo finale emergente, delineando sia la durezza della lotta che il suo esito.

Quando perdi un punto su due, in media, impari a non soffermarti su ogni tiro

Se ascolti un po’ distrattamente o leggi troppo velocemente, scoprirai che c’è un lato cremoso nelle parole di Lendl. Il primo punto, dopo tutto, è solo un punto. Ne arriveranno dozzine e dozzine e ognuna porterà tanto quanto l’ultima. Ma il tennis, troppo spesso lo dimentichiamo, è soprattutto uno sport da combattimento. Non è solo questo, ma è soprattutto quello, soprattutto ai massimi livelli, a maggior ragione in una finale Slam tra i due migliori giocatori del mondo. “Il tennis è la boxe senza sangue“, secondo la famosa espressione del giornalista americano Bud Collins.

È affascinante perché, nel suo discorso, Federer sottolinea ampiamente un altro… punto. “TennisEgli ha detto, la perfezione è impossibile. Delle 1526 partite che ho giocato nella mia carriera, ne ho vinte quasi l’80%. Quale percentuale di punti pensi che abbia vinto? Solo il 54%. Anche i giocatori con il punteggio più alto guadagnano poco più della metà dei punti giocati. Quando perdi un punto su due, in media, impari a non soffermarti su ogni tiro. Impari a pensare: okay, ho fatto un doppio errore. E’ solo un punto.”

Tuttavia lo stesso Federer, nello stesso discorso, spiega di aver in qualche modo capito che questa finale di Wimbledon del 2008 gli sfuggiva proprio da questo primo punto. Ciò può sembrare assurdo. Quel giorno, lui e Nadal avevano lottato per quasi cinque ore in campo, per non parlare delle ore trascorse negli spogliatoi aspettando che smettesse di piovere.

Rafa ha vinto i primi due set, io ho vinto i due set successivi e nel quinto ci siamo ritrovati sul 7-7. ricorda. Capisco perché la gente si concentra sulla fine, sugli ultimi minuti così bui che riuscivo a malapena a vedere il gesso sull’erba. Ma guardando indietro, mi sento come se avessi perso dal primo punto.”

“Sinner è davvero il miglior giocatore dall’inizio della stagione”

Teoria e pratica

Perché questo primo scambio, con tutta la sua durezza, aveva subito messo i due campioni al centro dello scontro. Nadal, vincendo questa prima scaramuccia, aveva conquistato molto più di un punto. Aveva segnato il suo territorio e la mente del suo rivale. “Ho guardato dall’altra parte della rete, continua lo svizzero, e ho visto un ragazzo che, qualche settimana prima, mi aveva schiacciato al Roland Garros, e ho pensato: ‘Forse questo ragazzo ha più fame di me…’ Ho dovuto aspettare il terzo set per ricordarmi: Oh, cavolo, sei detentore del titolo cinque volte! E giochiamo sull’erba. Sai cosa devi fare…’ Ma era troppo tardi e Rafa vinse. Ed è stato meritato.

Quindi, a quale Federer dovremmo credere? Colui che, in modo teorico, insiste sul fatto che un punto ne rincorre costantemente un altro e che bisogna costantemente trovare la forza per passare al successivo? O quello che si dice convinto che tutto fosse quasi finito dal primo punto di una finale durata quasi cinque ore? Entrambi, mio ​​capitano, ed è molto meno contraddittorio di quanto sembri.

Se il tennis è anche”brutale” (dixit Federer) sul piano mentale, è che oltre ad essere una lotta psicologica tra due avversari, e forse anche prima, è prima di tutto una lotta incessante contro se stessi. Anche lottare contro le proprie frustrazioni, i propri fallimenti, affrontare il tuo costante bisogno di perfezione, è un prerequisito essenziale. L’accettazione della propria imperfezione, e quindi dei propri fallimenti.

I giocatori lo sanno, ma la teoria a volte si scontra con la pratica. Allora un punto si ritrova improvvisamente gravato di un peso maggiore. Al punto da soppesare i seguenti punti. A volte anche sull’esito di una partita. Sì, anche quando è solo il primo. Soprattutto quando è il primo.

-

PREV L’Italia ribalta la situazione contro l’Albania – rts.ch
NEXT Il messaggio forte di Brahim Diaz per il re Mohammed VI e i sostenitori marocchini