Dopo 898 partite, Guardiola doveva perderne quattro di fila: è l’inizio della fine di un’era al Manchester City “Un giorno succederà”?

Dopo 898 partite, Guardiola doveva perderne quattro di fila: è l’inizio della fine di un’era al Manchester City “Un giorno succederà”?
Dopo 898 partite, Guardiola doveva perderne quattro di fila: è l’inizio della fine di un’era al Manchester City “Un giorno succederà”?
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Contro il Brighton, però, tutto è iniziato bene per i Citizens. Erling Haaland ha incaricato la sua gente. Prima nel giro di cinque minuti, a fine partita, João Pedro e Matt O’Riley invertono completamente la tendenza. Uno scenario che ricorda quello vissuto dal City qualche giorno prima contro lo Sporting Portugal in Champions League. E che soprattutto ha evidenziato le carenze difensive. E’ vero, non bisogna naturalmente dimenticare di menzionare l’elenco lunghissimo dei feriti. Sabato Guardiola ha dovuto compensare senza John Stones, Manuel Akanji, Nathan Aké e Ruben Dias, quattro difensori centrali di prima scelta. Affiancato dal giovane Jahmai Simpson-Pusey o anche da un Kyle Walker mezzo infortunato, Josko Gvardiol, all’età di 22 anni, ha dovuto assumere il ruolo di boss.

Il Liverpool è “solo” cinque punti avanti

Mancavano anche Rodri, Jérémy Doku e Jack Grealish. Tutte queste assenze hanno poi spinto Guardiola a tracciare un parallelo con i Reds. “Dopo aver vinto la Champions League e la Premier League, il Liverpool ha perso Virgil van Dijk per sei mesi, addirittura un anno. Il club ha avuto tanti infortuni ed è finito in Europa League”.

Una frase innocua a prima vista. Che i rivali considerano un gioco psicologico. Ma che ha fatto sussultare una certa parte dei sostenitori dell’Etihad visto che, seppur indirettamente, il tecnico ha accennato alla possibilità di perdere la qualificazione alla Champions League. Gli Skyblues non ci sono ancora: il Liverpool è avanti solo di cinque punti. E se c’è una squadra che ha dimostrato di saper perfettamente condurre un inseguimento o lanciarsi in una furia vittoriosa nella seconda parte della stagione…”È solo novembreGuardiola ha ricordato brillantemente questo sabato. Quando recupereremo i nostri giocatori, non ho dubbi che torneremo. Questa è la mia sfida, la nostra sfida”.

Toccherà comunque a lui rilanciare questa macchina che, in Premier League, ha vinto sei degli ultimi sette titoli. L’Inghilterra ora aspetta di vedere se Guardiola riuscirà a tirare fuori di nuovo il coniglio dal cappello per “salvare” la stagione. “Non sarà per sempre.”ripeteva spesso il catalano riguardo al dominio della sua squadra. “Vorrei che il gruppo combattesseha detto questo fine settimana. E se qualcun altro dovesse vincere il campionato allora congratulazioni…. Non voglio avere la sensazione che non ci stiamo impegnando al massimo.”

Rodri lascia un vuoto più grande di De Bruyne: perché il Manchester City è in crisi? “Siamo in un luogo buio in questo momento.”

Fine del contratto di Pep e De Bruyne

Anche se ci sono alcuni giovani che aspettano solo di farlo, il gruppo sta invecchiando. Mentre anche l’intero Paese trattiene il fiato: che impatto avrà il “processo del secolo”, in cui il City dovrà affrontare 115 capi d’accusa per presunta elusione delle regole finanziarie imposte tra il 2009 e il 2018? Senza contare che i contratti di Guardiola, il cui nome ricorre spesso quando si parla del futuro allenatore della squadra brasiliana, e di De Bruyne, spesso citato in Arabia Saudita negli ultimi mesi, scadono a fine stagione.

Basti dire che il futuro del Manchester City non è mai stato così poco chiaro. Il profumo della fine di un’era non è mai stato così forte all’Etihad. “Un giorno succederà, questo è certo.ha ammesso Guardiola. Per i prossimi 55 anni ci saranno stagioni in cui il Manchester City non sarà campione. Ma vorrei che ci provassimo. Non vogliamo essere finiti ma… questo è ciò che la gente vuole perché abbiamo vinto così tanto”.

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