Serge Savard è stato spietato.
L’ex direttore generale dei Montreal Canadiens non ha esitato a esprimere la sua insoddisfazione per le decisioni prese dalla coppia Kent Hughes-Martin St-Louis, arrivando a paragonarle all’inesperienza di Réjean Houle e Mario Tremblay durante il loro incarico nel 1995.
Savard sembra vedere una triste ironia in questa situazione, vedendo l’assunzione di Kent Hughes, un ex agente senza esperienza manageriale, e di Martin St-Louis, un allenatore esordiente, come un’eco del passato.
Per Savard, questo approccio è uno specchio della catastrofe che segnò il mandato di Houle e Tremblay, la cui impreparazione aveva rapidamente fatto precipitare il CH in anni di declino.
“Sembra che non abbiamo faticato molto per trovare qualcuno tra gli ex canadesi che subentrasse”dichiarò visibilmente esasperato.
Ha anche criticato la mancanza di sforzi per reclutare veterani dell’organizzazione, rammaricandosi di non aver dato una possibilità a candidati con una forte identità montrealese come Guy Carbonneau o Benoît Brunet.
L’aggiunta di Vincent Lecavalier come consigliere speciale – un caro amico di St. Louis ma senza esperienza negli uffici della NHL – non fece altro che intensificare i sospetti di Savard.
Questa decisione ricorda il modo in cui Ronald Corey aveva promosso Houle e Tremblay, puntando più su legami di amicizia e lealtà che su solide qualifiche professionali.
Savard non ha esitato a paragonare l’atteggiamento dell’attuale dirigenza a quello di Marc Bergevin, che tendeva anche a circondarsi di amici intimi che avevano tutti la sua stessa visione.
A questo punto Savard arriva a porsi la domanda che si pongono anche molti fan:
“Possiamo davvero sperare in una rinascita con questo duo inesperto? »
Per lui le recenti prestazioni del canadese sono un segnale allarmante.
Con la sua consueta franchezza, Serge Savard ha sottolineato che questa dirigenza non ha l’audacia e l’esperienza necessarie per guidare il canadese.
Secondo lui, la struttura attuale non può che portare il CH a risultati simili a quelli degli anni di Houle-Tremblay: anni di difficoltà segnati da decisioni discutibili e ripetuti fallimenti.
va detto che Réjean Houle… ha sostituito Savard…
Oggi, con Hughes, ex agente, e St-Louis, allenatore alle prime armi, teme che l’approccio “pro-player” faccia perdere alla squadra tutto il suo spirito combattivo.
Il CH è al 29° posto e ha un differenziale reti di -18, la peggiore statistica del campionato.
“Sembra che tutta la squadra manchi di emozioni”, ha detto senza mezzi termini, confidando a Renaud Lavoie di essere stato addirittura sorpreso di vedere la squadra vincere oggi contro i Sabres.
Per Savard, l’attuale dirigenza sembra ossessionata dalle amicizie e dalle affinità, piuttosto che dalle competenze comprovate.
Assumendo Vincent Lecavalier, amico di lunga data di St-Louis e primo cliente di Kent Hughes, il CH rafforza la sua immagine di “club per ragazzi”.
Savard avrebbe preferito vedere nomi come Guy Carbonneau o Patrick Roy unirsi alla dirigenza, veterani che conoscono la cultura di Montreal e hanno già portato la fiaccola.
Nominare Benoît Brunet era troppo. Ma comprendiamo il punto di Savard.
Per lui “ci sono tanti bravi ragazzi come ex giocatori del Canadiens, e sembra che non li guardiamo nemmeno”.
La frustrazione è palpabile: la nomina di Lecavalier è un altro colpo che, per lui, va contro i valori storici del club.
Le scelte attuali, per Savard, lasciano presagire un futuro molto cupo per il CH. In un contesto di ricostruzione, trova preoccupante non vedere un vero piano di ripresa.
L’eredità lasciata da Houle e Tremblay sembra rinascere oggi sotto forma di Hughes e St-Louis.
“Possiamo scendere sotto il 32°? »scherza.
Per lui, finché le scelte saranno guidate da amicizie e affinità a discapito delle competenze, il canadese rischia di restare a lungo in fondo alla classifica.
Ahi.