DECRITRAZIONE: Con Jorge Sampaoli, rivoluzione totale
Probabile ultimo arrivo dopo un anno che ha visto rinnovato o quasi l'intero settore sportivo, Jorge Sampaoli incarna definitivamente la rivoluzione che sta iniziando allo Stade Rennes.
È un matrimonio che eravamo lontani dall'immaginare, ma che dovremmo testimoniare con un certo intrigo tra lo Stade Rennes e il suo nuovo allenatore. Dopo 18 anni di allenatori francesi, il club bretone dovrebbe ingaggiare qui il terzo tecnico straniero della sua storia (dopo Vahid Halilhodžić e László Bölöni), il primo non francofono, dettaglio non trascurabile quando si conosce l'abitudine dell'azionista di essere in scambio regolare con il tuo allenatore.
Jorge Sampaoli allo Stade Rennes è una rivoluzione totale, e in più di un modo. Primo in partita, l'argentino che in tutti i suoi club ha o quasi proposto una visione tattica incentrata sul possesso palla, il pressing incessante anche a costo di individualità, il tutto venato di un tripudio di energia in tutti i momenti. A Siviglia ha plasmato Samir Nasri, a Marsiglia ha trasformato Dimitri Payet. Sampaoli è più o meno l'antitesi di quello che sta sviluppando ormai da un anno lo Stade Rennes, un gioco dove non prendere gol è più importante che subirli. Ma non è tutto.
Un'identità di gioco capovolta
C'è il gioco, e la natura di un allenatore che lo sviluppa. Jorge Sampaoli è il carattere, la grinta, il fuoco. È un vulcano in eruzione, lontano dall'immagine di uno Stade Rennes che da diversi mesi sembra una bella addormentata. È l'albero di cocco che stiamo scuotendo, il colpo di frusta per svegliare un club che esce da una stagione senza aver vinto l'Europa e che si avvia sulla via del double quando l'obiettivo annunciato è proprio quello di ritrovare questa Coppa dei Campioni. Sotto questo aspetto, l'incontro di una personalità esplosiva come quella di Jorge Sampaoli con una squadra che per lungo tempo è stata crudelmente priva di carattere, si preannuncia piacevole.
In campo ma anche nello spogliatoio, è un cambiamento che lo Stade Rennes dovrebbe vivere dopo 11 giornate di campionato. Se due anni fa il Rennes aveva dato una svolta decisiva alla sua identità di gioco con Bruno Genesio, c'è motivo di infrangere i codici in modo ancora più coerente. Insieme al cambio di leadership a tutti i livelli (dirigenza, consiglio di amministrazione, direzione sportiva, giocatori) nell'ultimo anno, questo sviluppo è una nuova garanzia di cambio di era, per i sostenitori della SRFC alla ricerca di punti di riferimento. Un nuovo inizio, anche in funzione.
Trovata una catena decisionale
La logica sportiva ha avuto la meglio su Julien Stéphan, la cui fine del mandato sembrava inevitabile, ma è stata ritardata in ciò che ha rappresentato. Nominato direttamente dall'azionista François Pinault un anno fa, l'allenatore non è riuscito a uscire da una brutta dinamica conclusasi con la sconfitta contro l'Auxerre (0-4) domenica scorsa, il colpo finale per lui.
Si concretizza la nomina di Jorge Sampaoli, un percorso avviato dal duo Arnaud Pouille – Frederic Massara, nominati a loro volta da François e François-Henri Pinault tramite Alban Gréget (nuovo presidente del consiglio di amministrazione, vicedirettore generale della holding Artémis) è stata trovata una catena decisionale. Laddove Stéphan era stato nominato direttamente dall'azionista, contro il parere del presidente (Olivier Cloarec) e del direttore sportivo (Florian Maurice), l'allenatore viene questa volta ingaggiato dai suoi diretti superiori.
Segno di un ritorno alla normalità, quest'ultima decisione simboleggia anche una certa evoluzione tra Pinault padre e figlio, per quanto riguarda le operazioni allo Stade Rennes. Gréget, Massara, Pouille e ora molto probabilmente Sampaoli, furono tutti nominati su iniziativa, direttamente o indirettamente, di una corrente che porta più il segno di François-Henri Pinault. Se continuano a lavorare fianco a fianco e non si oppongono tra loro, gli azionisti sembrano prendere una nuova strada. Ora sarà lui a definirlo in campo Jorge Sampaoli, per un periodo che raramente è lungo se si parla di allenatore di 16 club in 22 anni di carriera. All'interno di un club con 14 allenatori in 26 anni, il matrimonio si preannuncia intenso.