: perché Murat Yakin ha convocato Miro Muheim nella squadra svizzera

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Titolare fondamentale dell’Amburgo, Miro Muheim è diventato il giocatore da cui dipende l’animazione della squadra.

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La comparsa del suo nome ha sollevato alcune sopracciglia. Murat Yakin ha in serbo diverse sorprese per le prossime due partite della squadra svizzera nella Nations League, contro la Serbia venerdì prossimo e poi contro la Spagna lunedì 18 novembre, ma Miro Muheim è la più inaspettata. Il 26enne terzino sinistro sicuramente non dice nulla a chi non segue assiduamente la Superlega almeno dal 2018. Tuttavia la sua convocazione sembrava inevitabile viste le sue prestazioni.

Dietro Nuno Tavares e le sue 8 offerte con la Lazio Roma, Muheim appare al 2° posto – a pari merito con gli altri giocatori – tra i migliori passanti d’Europa tra i terzini da inizio stagione. L’Uranais è infuocato con l’Amburgo, residente nella 2a divisione tedesca: in 13 partite tra tutte le competizioni ha già messo a segno 7 assist.

Muheim non viene dal nulla. Titolare indiscusso ormai da tre anni con il vincitore della Coppa dei Campioni del 1983, resta in due anni molto buoni (2 gol e 7 assist nel 2022-2023 poi 5 gol e 6 assist nel 2023-2024). Ma quest’autunno ha raggiunto un traguardo importante. Il giocatore più utilizzato della sua squadra (ha sbagliato solo 26 minuti), è diventato anche il facilitatore del gioco. Un ruolo insolito per un difensore.

Un giocatore offensivo trasformato in difensore

Responsabile della costruzione, Muheim è stato incaricato anche di realizzare le scene. Dove si afferma come il miglior specialista del girone: dei suoi 7 assist, 6 sono arrivati ​​da d’angolo. L’ultima risale a mercoledì scorso, nel corso del 2° turno di Coppa persa a Friburgo (2-1).

Sotto la guida del suo allenatore, il tedesco Steffen Baumgart, l’Amburgo sfrutta al meglio un sinistro che già aveva fatto miracoli in Svizzera. Formatosi per 11 anni all’FC Zurigo senza giocare in prima squadra, il nativo di Flüelen ha scoperto la Super League a San Gallo tra il 2018 e il 2021, dopo un’esperienza infruttuosa con le giovanili del Chelsea (2014-2018). Fu proprio con i Brodeur che iniziò la sua trasformazione, sostituito a sinistra da Peter Zeidler.

“Inizialmente Mirò giocava in posizioni offensive. Quando l’ho conosciuto, non assomigliava per niente a un difensore, ricorda Gérard Castella, il suo allenatore dall’Under 17 all’Under 19. Non gli piaceva difendere né andare a duello. Quello che voleva era giocare in 10”. Schierato a volte come leader, a volte come ala, Muheim si è già distinto dalla massa. “Tecnicamente è stato impeccabile. Ha piazzato la palla dove voleva, dice l’attuale responsabile dell’allenamento dello Young Boys. Ma aveva anche qualità atletiche molto interessanti: era forte nelle gambe, veloce e resistente.

Un laterale nei panni di un assiale

Risorse che è riuscito a trasporre due tacche più in basso a San Gallo. Se la presenza di Jordi Quintilla – altra gamba sinistra di velluto – non gli ha ancora permesso di brillare sulle scene, il suo talento non è passato inosservato. Esordito nel corso della stagione 2019-2020, in una squadra a lungo candidata al titolo e ultimamente seconda dietro allo Young Boys, è stato autore di 6 assist in 66 partite prima di approdare all’Amburgo. “Con il suo colpo di palla puro e potente che partiva dal collo del piede, mi ha ricordato Marcos de Azevedo, con cui giocavo al Servette (ndr: dal 2009 al 2013), confronta Vincent Rüfli, partner di Miro Muheim ai Brodeurs. C’era Juninho in loro.

In Germania, gli Uranesi continuarono ad esibirsi. Agli ordini di Tim Walter, in panchina dal 2021 fino allo scorso febbraio, è stato impiegato in una difesa a quattro, come al San Gallo. Cambio di impostazione – e di parametri di riferimento – in questa stagione. Il nuovo allenatore, Steffen Baumgart, si affida ora a un 3-5-2, in cui lo svizzero si ritrova assiale a sinistra. Questa etichetta, che scopre, non modifica sostanzialmente il suo posizionamento sul terreno. La sua “heatmap” (grafica che rappresenta le aree di attività di un giocatore) mostra che lavora sempre in corsia e che non è confinato nella sua metà campo. Mantiene infatti le prerogative di un terzino, pur essendo integrato nel cuore del gioco, il che lo porta a essere più coinvolto nei circuiti di passaggio rispetto a prima.

La mappa termica di Miro Muheim in questa stagione.

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La squadra svizzera come prossimo passo

Per quanto riguarda la sua efficacia sui calci piazzati, lo deve tanto alla sua precisione quanto al pensiero del suo staff. “Merlino Polzin (ndr: uno degli assistenti di Steffen Baumgart) sta facendo un ottimo lavoro con noi. Lavoriamo sui nostri modelli e varianti durante la settimana e, come potete vedere, funziona davvero bene”, ha recentemente applaudito lo svizzero nei commenti riportati dal suo club. “A parte la qualità individuale e la forza in profondità, la più grande risorsa dell’Amburgo in questa stagione è il successo sulle scene. “È una grande differenza rispetto agli ultimi anni”, ha detto l’allenatore del Paderborn Lukas Kwasniok.

Non è solo in curva che Miro Muheim è diventato formidabile. Il 18 agosto a Mappen, modesto residente della 4a divisione in cui l’Amburgo era ospite per il suo ingresso in Coppa, ha partecipato alla dimostrazione della sua squadra (1-7) segnando un magistrale calcio di punizione da 20 metri. Il suo primo successo nella pratica professionale.

Visti i suoi progressi sembrava destinato a vivere le gioie della squadra svizzera. Soprattutto perché il suo profilo si adatta alle esigenze dei Nati. È capace di integrarsi in una difesa a quattro o a tre, che non può che essere un vantaggio agli occhi del giocatore del Basilea, presenta un’inclinazione offensiva e creativa che quest’ultimo attualmente non ha in difesa e anima una squadra dove nessuna soluzione è emersa nel tempo.

Sulla carta l’idea ha tutto per attrarre. Resta da renderlo realtà.

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