In un'intervista a Le Parisien, Bradley Barcola fa il punto sul suo prolifico inizio di stagione con il PSG. L'attaccante 22enne, capocannoniere della Ligue 1, spiega di sfuggita le istruzioni impartitegli dal suo allenatore Luis Enrique.
Otto gol in dieci partite. Bradley Barcola tormenta le reti della Ligue 1 dall'inizio della stagione. Liberato dalla partenza di Kylian Mbappé al Real Madrid, il 22enne attaccante è diventato nelle ultime settimane la risorsa offensiva numero 1 del PSG. Anche se non è ancora riuscito a essere così decisivo in Champions League (nessun gol in tre partite), l'ex giocatore dell'OL è in testa alla classifica marcatori del campionato francese. Un successo guidato da Luis Enrique, il suo allenatore, che gli chiede di essere più incisivo in zona verità.
“Questo è quello che mi è mancato l'anno scorso, ero più un'ala forte, non avevo quel lato killer”, confida Barcola in un'intervista a Le Parisien. “L'allenatore è stato il primo a rimproverarmi per questo. Mi ha sempre detto che quello che stavo facendo era molto buono, ma mi ha ricordato che ero prima di tutto un attaccante ed è questo che chiediamo a un attaccante, è segnare io dovevo incorporarlo nel mio gioco. Se l'avessi integrato, sicuramente sarei diventato un giocatore molto, molto bravo.
“Luis Enrique mi chiede di suonare liberato”
“Quando mi sono avvicinato alla stagione, mi sono davvero messo in testa che dovevo essere un marcatore, più decisivo”, continua il nazionale francese (9 presenze, 2 gol). “È soprattutto una questione di mentalità. Richiede maggiore concentrazione, voglia di segnare e di far segnare. Devi davvero mettertelo in testa per dire a te stesso: 'Oggi devo fare qualcosa!' “
Fin dal suo arrivo a Parigi nell'agosto 2023, il nativo di Lione ha cercato di applicare al meglio le indicazioni di Luis Enrique, che gli ha chiesto fin dal primo giorno di “giocare libero”. «È la primissima istruzione che mi ha dato», scivola Barcola. “Me lo ricordo ancora, alla prima partita da titolare contro il Marsiglia, mi disse di giocare come so, senza preoccuparmi, ed è quello che mi chiede ancora. Mi parla tanto, che sia bravo o meno, lo è sempre lì a darci consigli. Non ci lascia andare, questo mi dà molta fiducia.”