Tadej Pogacar: “Cannibale” del ciclismo, metodo brutale e bestiale… Perché lo sloveno affascina tanto quanto divide

Tadej Pogacar: “Cannibale” del ciclismo, metodo brutale e bestiale… Perché lo sloveno affascina tanto quanto divide
Tadej Pogacar: “Cannibale” del ciclismo, metodo brutale e bestiale… Perché lo sloveno affascina tanto quanto divide
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l’essenziale
Un terzo Tour de France, un Giro, una prima maglia iridata, ma anche Liegi, la Strade e la Volta… Con 24 vittorie e 56 giorni di corsa, il 26enne campione ha lasciato il segno nella stagione. Campione del mondo, nuovamente vittorioso sabato 5 ottobre (del Giro dell’Emilia), punta al quarto Giro di Lombardia consecutivo sabato 12!

Cominciare da lontano, anzi molto lontano, preferibilmente da soli, e arrivare fino in fondo. Tadej Pogacar ha appena inventato brillantemente un nuovo modo di correre, trasformando gli eventi online in prove a cronometro. Come Merckx, abbiamo detto finora, come “Pogi”, ora possiamo andare avanti.

Come Antonin Panenka, Dick Fosbury, Paulsen Axel, Alois Lutz o Rabah Madjer, avrà presto il piacere di vedere il suo nome entrare nel linguaggio quotidiano, associato ad una tecnica particolare. Forse non rivoluzionario, visto che i migliori lo usavano nell’era preistorica della piccola regina, ma “proibito” da allora da tutti i manuali e trattati seri.

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Bisogna saper adottare questo metodo forte, rozzo, quasi bestiale, ma soprattutto avere il coraggio di provarlo. Se lo sloveno lo mette in pratica con tanta regolarità, soprattutto nelle corse di un giorno (Lombardia, Fiandre, Liegi, Strade, Mondial, ecc.), dove eccelle tanto quanto nelle serie a tappe, è forse perché considera sempre il ciclismo come un gioco e accetta le sue rare sconfitte, anche quando ne ha la responsabilità.

Va detto che ha più spesso l’opportunità di assaporare i trionfi che di piangere le sue illusioni perdute, e che viene trattato come il re che è all’interno della squadra degli Emirati Arabi Uniti (sotto contratto fino al 2027).

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Il nuovo cannibale

Come sempre, quando un corridore schiaccia la concorrenza, divide le opinioni. Come “Cannibal” negli anni ’60 e ’70, è già accusato di togliere ogni suspense, e quindi ogni interesse, agli spettatori. Non siamo di questo parere. Ai nostri occhi, la sua generosità, la sua voglia e le sue manifestazioni talvolta indebolite da un eccessivo ottimismo (a Zurigo non si è mai lasciato sfuggire durante la sua storica fuga; alla Ronde, nel 2023, Mathieu Van der Poel è stato restituito ai quindici anni secondi) conferiscono alle sue “uscite” un’innegabile brillantezza.

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Ripercorrendo le sue scorribande del 2024, quattro tappe e la generale in Catalogna, sei tappe e la generale al Giro e al Tour (!), è sorprendente notare che si sia accontentato della maglia gialla, senza alzare le braccia, durante la sua vero battesimo internazionale: il Tour de l’Avenir 2018, dove ha battuto di un minuto e mezzo Arensman e il compianto Gino Mäder.

Presto un demone all’Inferno?

“Tamau Pogi”, il suo soprannome nel paese, probabilmente non era ancora maturo. Possiamo anche vedere che, durante i suoi anni da junior e nei suoi primi giorni con gli Espoirs, veniva più spesso piazzato che vinto, il che forse spiega il suo appetito oggi!

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L’inevitabile riavvicinamento con Merckx fa capire che il lontano erede del brussellese è nei tempi previsti. In ritardo nella Milano-San Remo (lì non riuscirà a superare il maestro), si lascia precedere dal Giro di Lombardia, vantaggio che potrebbe incrementare ulteriormente sabato visto che sarà l’unico favorito, candidato per la quarta vittoria consecutiva, una serie ottenuta dall’unico… Fausto Coppi tra il 1946 e il 1949!

I suoi detrattori già sostengono che avrà molte più difficoltà a permettersi la “Regina”, la Parigi-Roubaix. Lasciamoci ancora una volta permetterci di pensare il contrario. Ha assaggiato il pavè nella versione Juniors (30° nel 2015, 13° nel 2016) e nel corso del Tour 2022, tra Lille e Wallers-Arenberg, ha preso (un po’) tempo a tutti gli avversari della generale. All’Inferno, possiamo immaginare che non aspetterà fino al Crocevia dell’Albero per andarsene…

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