fine serie per Tebogo a Bruxelles

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Fine della serie per Letsile Tebogo: imbattuto da quando è diventato il primo velocista africano a laurearsi campione olimpico nei 200 metri a Parigi in estate, il giovane botswano si è ritirato al termine di una stagione 2024 trasformata in un “vortice”, nella finale della Diamond League a Bruxelles sabato sera.

Tutto andava bene per Tebogo da quando, a inizio agosto, ha conquistato lo storico oro olimpico sulla pista viola dello Stade de France: dalla Svizzera all'Italia passando per la Polonia, da Losanna a Brescia, passando per Chorzow, Zurigo e Roma, sia nei 200, la sua gara preferita, sia nei 100, l'uomo che si sta affermando come volto nuovo dell'atletica mondiale, a 21 anni, non ha mai smesso di vincere e di dimostrare, di meeting in meeting, la sua forma ancora olimpica. Nonostante una quotidianità e un allenamento stravolti dal cambio di dimensione.

Una battuta d'arresto nel freddo di Bruxelles nella finale della Diamond League, inflitta proprio dall'uomo che Tebogo aveva battuto nella finale olimpica, l'americano Kenny Bednarek, vittorioso in 19 sec 67 (vento: +0,7 m/s). Tredici centesimi più veloce del recente campione olimpico (19,80).

“È stata una stagione sia buona che difficile”, ricorda Tebogo, che ha sofferto il dolore per la perdita della madre a maggio.

– Sotto i riflettori –

“Volevo vincere la Diamond League, ma dopo le Olimpiadi è stato un turbine”, ha detto. “Non è stato facile restare concentrato. Ora i riflettori sono più puntati su di me, ma devo concentrarmi su me stesso. Ora è il momento di tornare a casa e riposarmi un po'”.

Minacciato per tutta la stagione olimpica, in una disciplina in subbuglio, il record mondiale degli 800 metri alla fine gli ha resistito.

Con quattro dei sette uomini più veloci nella storia del doppio giro al via sulla pista belga, il giovanissimo campione olimpico, il keniano Emmanuel Wanyonyi, ha vinto in 1 min 42 sec 70, davanti all'algerino Djamel Sedjati (1:42.86), al canadese Marco Arop (1:43.25) e al francese Gabriel Tual (1:43.67).

Ma il tempo di David Rudisha (1:40.91 nel 2012) regge. Anche se questi quattro sono tutti arrivati ​​a un secondo di distanza da lui nel 2024.

Quando il termometro scende nello Stadio Re Baldovino, non c'è niente di meglio di Gianmarco Tamberi per riscaldare l'atmosfera.

Vincitore dopo aver superato all’ultima occasione i 2,34 m, “Gimbo” ha festeggiato con la consueta esuberanza: salti della capra, giro d’onore a metà dei 5.000 m – dominati dalla keniana Beatrice Chebet (14:09.82), a terra con le braccia incrociate e la bandiera italiana sulle spalle.

– Richardson fallisce nei 200m –

“È stato un anno difficile per me”, ha ricordato Tamberi, molto indebolito alle Olimpiadi dai calcoli renali, ma comunque incoronato campione europeo a Roma a giugno e ora vincitore della Diamond League.

Ora tripla campionessa olimpica in carica nei 1.500 metri, una prestazione senza precedenti nella media distanza, la keniana Faith Kipyegon ha dominato la gara in cui regna quasi incontrastata dal 2016, in 3 minuti 54 secondi 75 secondi.

Inizialmente annunciata a metà giro di pista, Sha'Carri Richardson non ha preso definitivamente il via. La campionessa mondiale in carica dei 100 m, privata dell'oro olimpico a Parigi, ha percorso il suo rettilineo più lento da due anni il giorno prima nella capitale belga, in 11 sec 23 (8a).

Nel getto del peso, rara sconfitta per Ryan Crouser, triplo campione olimpico in carica e detentore del record mondiale, battuto dall'italiano Leonardo Fabbri (22,98 m, record nazionale e del meeting, contro 22,79 m).

L'ultima parola spetta all'olandese Femke Bol, vincitrice dei 400 metri ostacoli in 52,45 secondi, davanti all'americana Anna Cockrell, che l'aveva sorpresa e spinta sul terzo gradino del podio olimpico dello Stade de France.

vg-es/bde

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