Ouaf-ouaf.
Il calcio francese è sotto il controllo di Nasser al-Khelaïfi, il presidente del PSG? Già sulla bocca di molti prima di quest'estate, l'ipotesi è più attuale che mai dopo le due soap opera estive dei diritti televisivi della Ligue 1 e la rielezione di Vincent Labrune alla guida della Lega calcio professionistica. Sottolineato da tutti, c'è un conflitto di interessi per chi gestisce sia il PSG che il Gruppo Bein Media. Abbastanza da far guadagnare a Vincent Labrune una serie di accuse, i più virulenti lo accusano di non essere altro che un burattino mosso da Al-Khelaïfi. Da cosa si è difeso l’ex presidente dell’OM In La squadraquesto giovedì.
“Senza PSG…”
« Già, vi ricordo che non ero suo candidato nel 2020 quando mi sono presentato, perché sosteneva Michel Denisot. E che il contratto per la commercializzazione esclusiva dei diritti L1 all’estero è terminato dopo la mia elezione, Vincent Labrune fu il primo a suggerirlo. Poi, per quanto riguarda la questione dei conflitti di interessi e il suo peso nella LFP, la situazione è rimasta sostanzialmente la stessa dopo l'acquisizione del PSG da parte del QSI. Né più né meno. È proporzionale al peso del suo club e del suo azionista nell’economia del calcio francese. Gli investimenti del Qatar e i risultati del PSG hanno dato impulso al calcio francese negli ultimi anni, non dobbiamo dimenticarlo. »
E per illustrare: « Senza di loro, non avremmo mai avuto la possibilità di vedere in casa stelle mondiali come Zlatan, Beckham, Neymar o Messi… Mbappé non sarebbe mai rimasto altri cinque anni in L1. E senza le prestazioni europee del PSG nelle ultime stagioni avremmo perso da tempo il quinto posto UEFA che oggi ci permette di avere quattro club qualificati in Champions League. »
Una bella risposta da burattino.
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