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La FIFPRO presenta reclamo contro la FIFA nel calendario!

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Da diversi mesi si levano voci contro il calendario che si sta stabilendo nel calcio professionistico. Ciò è dovuto al ritmo difficile da seguire per i giocatori, con un rischio crescente di infortuni. Soprattutto dopo alcune minacce di sciopero, lunedì c’è stato un primo passo ufficiale. La FIFPRO (Federazione Internazionale delle Associazioni dei Calciatori Professionisti) e i campionati europei hanno infatti presentato a Bruxelles un reclamo alla Commissione Europea contro la FIFA e la sua imposizione del calendario internazionale.

“Secondo i sindacati e le leghe, “questo programma troppo saturo mette in pericolo la sicurezza e il benessere dei giocatori”. Minaccia inoltre “la sostenibilità economica e sociale delle competizioni nazionali di cui godono da generazioni i tifosi in Europa e nel mondo”.

Anche la FIFPRO e la Lega Europea denunciano un conflitto di interessi, essendo la FIFA sia l’organo di governo del calcio mondiale che l’organizzatore di diverse competizioni. La FIFA è quindi accusata di aver utilizzato il proprio potere per promuovere i propri interessi commerciali, a scapito dei giocatori o delle leghe.

Nella denuncia si chiede che il sindacato dei calciatori e le leghe siano coinvolti nel processo decisionale sulle questioni relative al calendario. »

Con questa denuncia vengono presi di mira in particolare la Coppa del Mondo per club (che verrà lanciata nell’estate del 2025) e la Coppa del Mondo (delle nazioni) del 2026 (con un ampliamento a 48 partecipanti).

Il che è comprensibile, i calendari sono già sempre più fitti (la Champions League è stata prolungata). Il che indubbiamente fa piacere a livello finanziario, solo che i giocatori hanno difficoltà a tenere il passo a livello fisico. Aumentano gli infortuni, soprattutto quelli a lungo termine.

Certo, la vita di un calciatore professionista continua ad essere un sogno e sarebbe sbagliato non fare altro che lamentarsi. Dobbiamo però tenere presente che la salute è un punto essenziale e non si può sacrificare tutto per il bene dello stipendio.


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