Le 22 monoposto della Formula Electric tornano in pista questo fine settimana per l’ePrix del Messico. Dopo una prima gara movimentata vinta da Mitch Evans in Brasile, diversi protagonisti vorranno tornare in pista, come il campione in carica Pascal Wehrlein, vittima di uno spettacolare incidente a San Paolo.
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Una destinazione ben ancorata nel calendario della FE
Il circuito del Messico ospita la Formula E dalla seconda stagione del 2016. In otto edizioni, sei diversi piloti hanno tagliato il traguardo da vincitori. Lucas di Grassi e Pascal Wehrlein hanno già condiviso due vittorie in Messico e sono stati anche i principali leader dell’edizione corsa nel 2019.
Quell’anno, il pilota tedesco gareggiò nella sua prima stagione FE al volante di una Mahindra. Dominatore per buona parte della gara, Wehrlein ha dovuto difendere la sua prima posizione all’ultimo giro contro un gruppo raggruppato alle sue spalle guidato dall’Audi di Di Grassi. All’inizio dell’ultima curva, la Mahindra iniziò a decelerare per mancanza di energia e fu superata dall’Audi sulla linea, facendo di questa gara parte della storia della disciplina.
Un altro fatto degno di nota riguardante l’ePrix del Messico: gli ultimi due vincitori, Jake Dennis nel 2023 e Wehrlein nel 2024, sono stati incoronati campioni alla fine della stagione. In questi due anni è stato l’ePrix del Messico ad aprire la stagione, cosa che quindi non avviene quest’anno.
Un circuito permanente con caratteristiche urbane
La configurazione del circuito dei fratelli Rodriguez in Messico, utilizzato dalla Formula E, è diversa da quella dove si corre il Gran Premio del Messico di Formula 1.
Se il rettilineo di partenza/arrivo è comune, il percorso delle monoposto elettriche vira a destra subito dopo l’uscita dai box. Segue una lunga curva a destra che segue il tracciato di un vecchio ovale, prima di frenare bruscamente a sinistra per un primo tratto tortuoso.
I piloti si ritrovano quindi in una sezione tecnica serrata prima di rimettere a dura prova fino alla chicane delle curve 9, 10 e 11, dove Robin Frinjs si ruppe il polso in un incidente due anni fa.
Poi arriva l’altra parte tecnica di questo circuito con lo Stadio. I conducenti entrano dalla curva 12 ed escono dalla curva 18 a pochi metri di distanza. Fanno così un’inversione a U in un’atmosfera folle con la linea di rilevamento della modalità Attacco alla curva 15.
Infine, la lunga curva a destra della curva 19 riporta i piloti alla linea di partenza/arrivo dopo un giro del circuito di 2,63 chilometri.
Una gerarchia ancora vaga ma una prima tendenza
Dopo la gara caotica di San Paolo di un mese fa, è difficile individuare una chiara gerarchia delle forze presenti. Certo è che a livello di prestazioni i protagonisti dell’era Gen3 iniziata due stagioni fa ci sono.
Che si tratti della Jaguar con la vittoria di Mitch Evans o della Porsche con il secondo posto di Antonio Felix da Costa, i motori e i team che hanno vinto i titoli nelle stagioni 9 e 10 sono lì. A questa lista bisogna aggiungere anche la DS Penske che, nonostante il 9° e l’11° posto dei suoi piloti, ha dimostrato una buona velocità nelle prove e nelle qualifiche.
In Messico, su un circuito dove i sorpassi sono possibili, non sono da escludere sorprese come è avvenuto in Brasile con il podio dell’esordiente Taylor Barnard, o le grandi prestazioni delle Mahindra di Edoardo Mortara e Nyck de Vries.
Verrà data la partenza dell’ePrix del Messico Sabato 11 gennaio alle 21.00 (ora francese).