In un'intervista al media argentino Clank, Angel Di Maria rivela il modo muscoloso utilizzato dal Real Madrid per battere il grande Barça durante la sua permanenza alle Merengues tra il 2010 e il 2014.
Angel Di Maria (36), centrocampista del Benfica, ha approfondito l'era della più feroce animosità degli ultimi anni tra Barça e Real, in un'intervista ai media argentini Clank. Tra il 2010 e il 2012, José Mourinho, allora allenatore del Real (2010-2013), ha combattuto un duello spietato con Pep Guardiola, sulla panchina del Barça (2008-2012), decidendo che ogni tentativo di superamento di una delle più grandi squadre era consentito. nella storia, allora guidato da Lionel Messi, Andres Iniesta, Xavi e Serhio Busquets.
“Avevo paura che avremmo fatto del male al 'Nano'”
Con Cristiano Ronaldo, Mesut Özil, Karim Benzema e Di Maria, al Real non mancavano i talenti. Ma ha utilizzato altre risorse per sbarazzarsi del grande rivale catalano. “L'unico modo per battere il Barcellona era colpire, segnare e correre più di loro”, sorride Di Maria, che ricorda la finale di Copa del Rey del 2011, vinta dai madrileni ai tempi supplementari (1-0) e durante la quale fu espulso dopo aver ricevuto due cartellini gialli.
Ma questo modo brutale di affrontare il Clasico ha fatto sudare freddo il nazionale argentino anche nei confronti del suo amico e compagno di squadra nella selezione, Lionel Messi, non risparmiato dal trattamento preferenziale del Real Madrid. “Li ha portati a cagarsi addosso in campo”, continua l'ex giocatore del PSG. “A volte avevo paura che avremmo fatto del male al 'Nano' (Leo Messi). Mi preoccupava più di ogni altra cosa che non gli accadesse nulla”.
Durante la finale di Copa del Rey giocata al Mestalla (Valencia), Di Maria aveva tuttavia temuto il peggio toccando lui stesso la superstar. “La partita al Mestalla è stata molto dura”, ricorda. “Questa finale è stata colpi, colpi, colpi. Ho colpito Leo che stava andando in contropiede. L'ho colpito, poi sono andato a prenderlo in braccio e gli ho detto: 'scusa, il 'Nano', ma se non l'ho fatto” Se avessi commesso un fallo potevi segnare, non avevo altra scelta. Stava giocando così, era impossibile fermarsi.