DayFR Italian

il prefetto ascolta gli allevatori per dirigersi verso i tiri difensivi

-

Dopo molteplici attacchi nel settore della Val-de-Meuse e del Bourmont, Régine Pam, prefetto dell’Alta Marna, è stata sensibile al disagio degli allevatori. Ha proposto un piano d’azione che consentirà di mettere in atto il fuoco di difesa. Tutti i sindacati agricoli presenti sul posto aspettavano questa decisione.

In pochi mesi, nelle zone della Val-de-Meuse, di Bourmont e dei Vosgi, un lupo uccise ben 47 pecore. Di fronte all’esasperazione degli allevatori e all’iniziativa dei fratelli Brutel di Bassoncourt, ultime vittime di questo lupo, il 15 gennaio è stata organizzata davanti alla Prefettura una mobilitazione “spontanea e di sopravvivenza”. All’appello hanno risposto 80 persone, insolitamente, la presenza dei tre sindacati agricoli.

Una delegazione transpartitica è stata ricevuta da Régine Pam a metà pomeriggio. Hanno lasciato questa intervista “piuttosto soddisfatti”. Samuel Guenin, della FDSEA, spiega nei dettagli: “Abbiamo dovuto sgomitare, leggere tra le righe e spostare qualche virgola, ma abbiamo fatto progressi”.

Per il settore centro-orientale del dipartimento, dove sono presenti pecore lasciate al pascolo, lo Stato si impegna a fornire reti e ad installarle. Gli allevatori hanno il compito di individuare il terreno e la superficie da ricoprire.

Tiri in difesa in arrivo

Una volta installate le reti, il prefetto faciliterà i semplici tiri di difesa. Allevatori, cacciatori e luogotenenti scout potranno sparare all’animale entro un perimetro prossimo agli appezzamenti. Per Pierre-Edouard Brutel, “è un’opportunità inaspettata per realizzare degli scatti”. L’altra richiesta degli allevatori è stata quella di agire rapidamente grazie alla mobilitazione della prefettura e della direzione dipartimentale dei territori. Gli agricoltori non possono più aspettare.

Gli allevatori non possono più tollerare il dubbio che entra nella mente delle persone quando l’Ufficio francese per la biodiversità parla di grandi canidi o minimizza il numero di lupi presenti nel territorio. Chiedono quindi campioni di DNA di tutti gli animali predati per ottenere dettagli resi pubblici e affinché ogni attacco non sia oggetto di discussione.

David Thenail, direttore del Cobevim, constata gli scambi costruttivi con il prefetto. Chiede a tutti gli allevatori di attenersi alla legalità e alle modalità d’azione stabilite affinché “le associazioni pro lupo non ribaltino i decreti prefettizi a favore del tiro difensivo”. Ad esempio, l’assenza di reti regolamentari vieta di sparare. Ci vuole l’una prima dell’altra anche se gli allevatori sanno che le reti non impediscono ai lupi di attaccare le pecore.

Sostegno di Chaumontais e dei sindacati

Durante questa mobilitazione, è da notare la presenza di Chaumontais come Gérard Bocquillon venuti in aiuto degli allevatori. Ci ricorda che il lupo è un predatore e che non serve la biodiversità. Un altro rileva i 34 milioni di euro spesi per mantenere il lupo mentre la Francia è in debito o ha bisogno di nuovi ospedali. Un terzo dice che coloro che fanno le leggi dovrebbero uscire da Parigi e venire nelle fattorie.

Lénaïc Moilleron, allevatore di pecore iscritto nella lista della Confédération paysanne alle elezioni della Camera dell’Agricoltura, non si dice contro il lupo ma a favore dell’allevamento e per l’allevamento di domani. Per lui il lupo Bassigny è di passaggio dopo essere stato separato da un branco. “Impara a cacciare e provoca danni significativi. Il fuoco di difesa è giustificato soprattutto perché gli involucri per proteggersi da esso non sono sufficienti”. A casa sua sono 13.000 euro ogni 5 anni mentre per recintare tutti i terreni gli servirebbero 40.000 euro. Egli ritiene che l’industria ovina e, in particolare, l’allevamento siano troppo fragili per accettare la presenza dei lupi.

Nello stesso spirito è presente il Coordinamento Rurale, convinto che la convivenza tra allevatori e lupi non sia possibile. Per Aurélie Mathieu, allevatrice del settore Poisson e vittima del lupo lo scorso agosto, “era ora di agire” dopo sei anni di incontri in prefettura.

Per quanto riguarda Sébastien Riottot, i tiri difensivi erano diventati essenziali. “Dobbiamo fermare la morte di questo lupo, consapevoli che le protezioni non sono sufficienti. Dobbiamo smettere di nasconderci dietro il mignolo e porre fine al massacro. Il lupo non è adatto al territorio e all’allevamento”.

Frédéric Thévenin

[email protected]

Related News :