È uno studio pubblicato?
Questa è, in ogni caso, la prima domanda da porsi ogni volta che ci troviamo di fronte a un’affermazione sulla salute che sembra sorprendente: chi ha scritto l’affermazione si basa sulle sue opinioni o su dati pubblicati.
Dove è stato pubblicato?
L’articolo in questione è apparso il 29 dicembre sul Giornale di scienze delle scuole superiori. Come suggerisce il nome, è una rivista scritta da studenti delle scuole superiori. Si tratta di informazioni che generalmente non compaiono nei messaggi trasmessi durante le vacanze dai movimenti anti-vaccini.
Lo studio è stato prodotto da esperti?
Non si tratta ovviamente di una rivista le cui ricerche sono svolte da esperti di vaccini o di genetica: si propone di pubblicare i “contributi innovativi degli studenti delle scuole superiori in scienza, tecnologia, ingegneria, arte e matematica”. In questo caso, tutti e tre i firmatari provengono dalla Centerville High School di Clifton, in Virginia.
E il ruolo della FDA?
Potremmo anche leggere sui social network “la FDA lo scopre” oppure “la FDA lo ammette”. Questo è falso: la FDA non interviene in questi studi e fornisce solo, come scrivono gli studenti nei loro ringraziamenti, “supporto tecnico”, il che significa che mette loro a disposizione attrezzature di laboratorio.
Cosa c’è di nuovo?
Si scopre che tutto questo è noto da molto tempo. Le “tracce residue” di DNA (chiamate anche “frammenti” o “impurità”) possono infatti essere rilevate in quantità minime. Nel contesto dei vaccini a RNA ideati da Pfizer e Moderna contro il Covid, è spesso diventato un pretesto, tra gli oppositori della vaccinazione, affermare che il vaccino modificherà i nostri geni o che causerà il cancro. Tuttavia, non solo la possibilità di rilevare tracce così minuscole è nota da decenni, ben prima dei vaccini a RNA, ma è anche falso affermare che questo DNA sarebbe in grado di modificare il nostro o di provocare il cancro (in realtà è teoricamente possibile rilevare in noi DNA “estraneo” a causa di ciò che abbiamo mangiato, dell’aria che abbiamo respirato, ecc.).
Cosa dice lo studio?
Gli studenti hanno utilizzato due metodi diversi per misurare la quantità di DNA presente in alcune fiale dei vaccini COVID Pfizer e Moderna. Entrambi i metodi hanno i loro limiti, e gli studenti non pretendono di aver “scoperto” alcuna contaminazione insolita: si tratta soprattutto di proporre una metodologia per individuare possibili contaminazioni. Da qui il titolo: “Un metodo di rilevamento rapido del DNA plasmidico competente per la replicazione da vaccini mRNA COVID-19 per il controllo di qualità”.
La loro esperienza potrebbe contribuire, concludono nel loro testo, ad “aumentare la fiducia” del pubblico in questi vaccini.
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