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come una proteina tossica contribuisce allo sviluppo della malattia

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L’ESSENZIALE

  • La proteina SOD1, coinvolta in circa il 20% dei casi di SLA genetica, ha solitamente la forma di un dimero, ma può trasformarsi in un trimero, una struttura a tre unità che sembra acquisire proprietà tossiche per le cellule nervose.
  • Il team di ricercatori ha scoperto che i trimeri si legano a proteine ​​diverse a seconda del tipo di tessuto, il che potrebbe spiegare la complessità della SLA. “Ciò suggerisce che potrebbero esserci diversi meccanismi che portano alla disfunzione cellulare e alla morte, a seconda del tessuto o del tipo di cellula”.
  • Questa scoperta mette in discussione l’idea classica secondo cui la rottura muscolare nella SLA deriva esclusivamente dalla degenerazione dei motoneuroni.

Attualmente non esiste alcun trattamento per curare la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Un recente studio condotto da un team di ricercatori del Penn State College of Medicine, negli Stati Uniti, getta però nuova luce sul ruolo di una proteina specifica, la superossido dismutasi 1 (SOD1), nello sviluppo e nella progressione delle malattie neurodegenerative . Questa scoperta, dettagliata nella rivista Strutturapotrebbe aprire la strada a nuove prospettive terapeutiche.

Il ruolo della proteina SOD1 nella SLA

La proteina SOD1, la cui mutazione è coinvolta in circa il 20% dei casi di SLA di origine genetica, si presenta solitamente sotto forma di dimero, composto da due unità identiche. Ma in determinate condizioni può trasformarsi in un trimero, una struttura di tre unità che sembra acquisire proprietà tossiche per le cellule nervose. Questi trimeri sono collegati a un aumento della morte cellulare nei modelli di SLA, ma gli esatti meccanismi molecolari rimangono ancora poco chiari.

Per saperne di più, il gruppo di ricerca ha introdotto questi trimeri SOD1 nei tessuti dei topi, tra cui cervello, midollo spinale e muscoli, per osservare con quali proteine ​​interagivano. Hanno scoperto che i trimeri si legano a proteine ​​diverse a seconda del tipo di tessuto, il che potrebbe spiegare la complessità della SLA.

Nei tessuti del cervello e del midollo spinale, i trimeri SOD1 si legano alle proteine ​​coinvolte nella struttura e nella comunicazione dei neuroni, interrompendo queste funzioni essenziali. Allo stesso tempo, attivano percorsi legati all’invecchiamento cellulare, accelerando così la degenerazione neuronale. Nel tessuto muscolare si legano alle proteine ​​coinvolte nei processi metabolici, che possono interferire direttamente con la produzione di energia nelle cellule muscolari.

“Ciò suggerisce che potrebbero esserci diversi meccanismi che portano alla disfunzione cellulare e alla morte, a seconda del tipo di tessuto o cellula”.rileva un comunicato stampa.

Verso nuove vie di cura contro la SLA

Questa scoperta mette in discussione l’idea classica secondo cui la rottura muscolare nella SLA deriva esclusivamente dalla degenerazione dei motoneuroni. Lo studio rivela infatti anche che nelle cellule muscolari i trimeri SOD1 interrompono le proteine ​​coinvolte nel metabolismo e nella produzione di energia. Queste interazioni potrebbero influenzare direttamente la funzione muscolare, portando all’atrofia e contribuendo così alla progressione della malattia.

Inoltre, gli scienziati hanno anche identificato una nuova interazione tra i trimeri SOD1 e la proteina septina-7, una molecola chiave nella struttura e nella comunicazione cellulare dei neuroni. Questa proteina, già associata alla SLA in studi precedenti, potrebbe essere distrutta dai trimeri SOD1, causando la degenerazione neuronale. Questa nuova pista rende la septina-7 un potenziale candidato per terapie mirate volte a rallentare la progressione della malattia.

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