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anticoagulanti per prevenirli?

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L’ESSENZIALE

  • Il 20% delle donne con aborti ripetuti risulta positivo a un anticorpo che prende di mira il proprio corpo.
  • L’assunzione di aspirina ed eparina a basso dosaggio aumenta le probabilità di dare alla luce un bambino vivo dal 50% all’87%.
  • Questo trattamento aiuta anche a ridurre la probabilità di avere complicazioni durante la gravidanza dal 50% al 6%.

“Gli anticorpi anti-β2-glicoproteina I (β2GPI)/antigene leucocitario umano (HLA)-DR possono essere un fattore di rischio per l’aborto ricorrente.” Lo indicano i ricercatori dell’Università di Kobe (Giappone). Recentemente, infatti, hanno scoperto che nel 20% delle donne con aborti ricorrenti, è possibile rilevare nel sangue un anticorpo specifico diretto contro il proprio organismo. “La modalità terapeutica per le donne con aborti ricorrenti e positività agli anticorpi anti-β2GPI/HLA-DR non è stata valutata”. Di fronte a questa osservazione, gli scienziati hanno deciso di valutare se l’aspirina a basso dosaggio e/o le terapie con eparina, un anticoagulante, migliorano gli esiti della gravidanza delle pazienti.

39 donne incinte hanno ricevuto un trattamento con aspirina ed eparina a basso dosaggio

Per fare questo, il team ha condotto uno studio durante il quale sono state reclutate 462 donne con aborti ricorrenti. Tuttavia, nella ricerca sono stati effettivamente inclusi 47 adulti. I partecipanti, che sono stati seguiti per due anni, hanno dovuto sottoporsi ad un esame del sangue per rilevare la presenza di anticorpi anti-β2GPI/HLA-DR. Se una di queste volontarie rimaneva incinta durante questo periodo, il medico le offriva un trattamento con aspirina ed eparina a basso dosaggio. Gli autori hanno poi esaminato quante donne che hanno assunto questi farmaci hanno avuto parti vivi a termine o complicazioni della gravidanza (preeclampsia, parto prematuro dovuto a insufficienza placentare) e hanno confrontato i dati con quelli degli otto pazienti che non hanno assunto nessuno dei due farmaci.

Aborto spontaneo: l’87% delle pazienti che hanno assunto il trattamento ha dato alla luce un bambino vivo

Secondo i risultati, pubblicati sulla rivista Frontiere dell’immunologiale donne che hanno ricevuto il trattamento avevano molte più probabilità di dare alla luce bambini vivi (l’87% lo ha fatto) rispetto a quelle che non hanno ricevuto il trattamento (solo il 50% delle quali ha partorito un bambino vivo). Tra i nati vivi, il trattamento ha ridotto la probabilità di complicanze dal 50% al 6%.

“L’anticorpo auto-bersagliante scoperto di recente ha dimostrato di essere coinvolto anche nell’infertilità e nel fallimento dell’impianto ricorrente, nonché un fattore di rischio per la trombosi arteriosa nelle donne con malattie reumatiche sistemiche. “Ci aspettiamo quindi studi sull’efficacia dell’anticorpo trattamento contro una gamma più ampia di patologie per produrre risultati incoraggianti”ha concluso Kenji Tanimura, autore principale dell’opera.

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