Invitato domenica su BFMTV, il ministro degli Interni ha condiviso la sua posizione sulle statistiche etniche, verso le quali ha affermato di essere sempre stato “diffidente” perché teme che ciò possa portare ad abusi. I suoi pensieri sull’argomento suscitano polemiche.
Un’uscita controversa che ha suscitato scalpore tra i sostenitori della sinistra. Domenica 19 gennaio Bruno Retailleau è stato invitato sul set della BFMTV. Tra l’altro ha affrontato temi come la lotta contro il traffico di droga e l’immigrazione. Il ministro dell’Interno ha parlato anche del censimento della popolazione, iniziato giovedì, e di questa nuova questione (facoltativa) controversa: quella sul Paese di nascita dei genitori. Alcuni considerano l’operazione come un mezzo per produrre statistiche etniche, possibilità alla quale Bruno Retailleau non si oppone.
“Sono d’accordo, a una condizione: che non li utilizziamo per discriminazioni positive”ha dichiarato il ministro dell’Interno, suscitando le ire della sinistra, che lo accusa di voler discriminare ulteriormente i francesi di origine straniera. “Sui movimenti migratori bisogna conoscere la situazione. Perché dobbiamo nascondere la realtà?”ha anche stimato.
“Ricorrere alle statistiche etniche esclusivamente se ciò ci consente di discriminare di più. Questo ha il merito dell’onestà”ha risposto Ian Brossat sul social network X. “Va bene le statistiche etniche ma poi solo a scopo discriminatorio, soprattutto da non utilizzare per correggere le disuguaglianze rilevate”ha scherzato anche Olivier Faure.
Una posizione condivisa da Marine Le Pen
La posizione di Bruno Retailleau sulle statistiche etniche ricorda quella condivisa da anni da Marine Le Pen. Nel 2020, la presidente del gruppo RN all’Assemblea nazionale ha annunciato alla LCI la sua opposizione alla creazione di statistiche etniche, proprio per evitare ogni possibilità di discriminazione positiva. “Non voglio queste statistiche etniche, so benissimo che in realtà servono a preparare una discriminazione positiva in stile americano”ha dichiarato. L’esempio americano è proprio quello citato da Bruno Retailleau su BFMTV domenica: “Non vorrei che, come è avvenuto ad un certo punto negli Stati Uniti, queste statistiche portassero a una discriminazione positiva”.
pubblicato il 20 gennaio alle 10:58, Maeliss Innocenti, 6Medias
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