A dieci anni dall’attentato terroristico islamista del 7 gennaio 2015 contro Charlie Hebdoci chiediamo: chi è ancora Charlie nel 2025?
Vuoi la mia risposta?
Il nostro tempo è pieno di codardi, che hanno paura di avere paura, che si autocensurano e camminano in campi minati chiudendo gli occhi sulla realtà.
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Insomma, ci sono molti più “Je suis pissou” che “Je suis Charlie”.
Paura della “i-word”
Lunedì, nel mio programma radiofonico al QUB, alle 99.5 FM, ho chiesto al comico Martin Petit quali pensieri avesse sui dieci anni di Charlie. Mi ha raccontato un aneddoto molto rivelatore.
All’epoca stava scrivendo la serie I pescatoriaveva scritto un episodio in cui un comico che aveva fatto una battuta su Maometto doveva essere seguito da guardie del corpo per proteggerlo dalle minacce, e trovò rifugio nello chalet di Martin.
Quando presentò la sceneggiatura ai produttori e al team di produzione prima delle vacanze del 2014, a Petit venne detto: “Questa storia non è molto realistica”.
Martin Petit rispose loro che, al contrario, il popolo di Charlie Hebdo erano sotto stretta sorveglianza. “La prossima cosa che potrebbe succedere è che qualcuno entri lì con gli AK 47 e spari a tutti”, predisse all’epoca Martin Petit.
Sono trascorse tre settimane esatti prima degli attacchi Charlie Hebdo. “È molto inquietante averlo visto nella tua testa, aver immaginato che sarebbe successo perché non l’abbiamo preso sul serio”, mi ha detto Martin Petit in onda.
Dieci anni dopo, molti di loro nascondono la testa sotto la sabbia e “non la prendono sul serio”.
L’autocensura è ovunque. La vera parola che nessuno dice nel 2025 non è la “parola con la n”, bensì la “parola con la i”.
Ci sono addirittura editorialisti che scrivono degli attentati al Bataclan e alle terrazze del novembre 2015, o della situazione delle donne in Afghanistan sotto il regime dei talebani, senza mai menzionare la parola “Islam”.
Fortunatamente esistono ancora persone coraggiose. Charlie Hebdo ha lanciato un concorso internazionale di caricatura dal titolo #RireDeDieu.
Due cittadini del Quebec hanno selezionato le loro caricature e sono splendide!
Christian Daigle ha disegnato un Dio che divora il cervello degli esseri umani.
Hubert Neault estrasse una pistola, con le immagini delle tre religioni monoteistiche, puntata verso la Terra.
Sì, la religione è pericolosa, ho il diritto di dirlo.
La religione è un’ideologia. E come abbiamo il diritto di criticare tutte le ideologie, abbiamo il diritto di ridere delle religioni. Tutte le religioni.
Ma se cominciamo a creare religioni “intoccabili”, semplicemente non siamo più Charlie.
Ciao ciao, Charlie
All’ultimo Ciao ciaonello schizzo sulla scuola di Bedford, l’unica religione menzionata è quella cristiana! Naturalmente ci è stato offerto un insegnante barbuto che lanciava scarpe ai suoi studenti dicendo “Dio è grande”, ma la sua religione non è mai stata nominata. Strano, vero?
Sarah-Jeanne Labrosse afferma che durante le sue lezioni di matematica le è stato insegnato che “due bagel meno un talebano equivalgono a Gesù”. Perché non nominare invece Maometto? Porre la domanda significa rispondere.