Come riescono i neuroni a codificare il ricordo di un evento vissuto e a integrarlo in un percorso di vita? Uno studio, pubblicato il 6 novembre sulla rivista Naturaporta nuovi pezzi nel palazzo cerebrale della memoria, questo “sentinella dello spirito”secondo William Shakespeare (1564-1616).
Un team della Mount Sinai School of Medicine di New York voleva capire come un ricordo potesse essere integrato nelle recenti esperienze di vita. Nei topi adulti, gli autori hanno seguito l’evoluzione del ricordo di un evento stressante: una piccola scossa elettrica su una zampa, che il roditore impara ad associare a un dato ambiente spaziale. Ad esempio, l’animale non riceve alcuna scossa quando viene posizionato in una stanza triangolare blu, ma solo quando si trova in una stanza rettangolare rossa.
I ricercatori hanno mappato i neuroni attivati in due momenti: in primo luogo, mentre i topi venivano a conoscenza di queste esperienze negative, e in secondo luogo, mentre riposavano, immobili, pochi minuti dopo (periodi di “risveglio calmo”). Per fare questo hanno utilizzato l’imaging del calcio, che consiste, iniettando un virus nel cervello, nel far produrre ai neuroni una particolare proteina: una sonda. che cambia la fluorescenza a seconda delle concentrazioni di ioni calcio in queste cellule. Tuttavia, queste concentrazioni aumentano quando un neurone viene attivato. Misurare i cambiamenti nella fluorescenza permette quindi di quantificare l’attività di ciascuno di essi.
Consolidare un ricordo
Gli autori si sono concentrati sui neuroni dell’ippocampo, questo pilastro della codifica della memoria. Questa struttura cerebrale è, in particolare, campione di confronti sulle esperienze di vita: crea collegamenti tra la sensorialità e il “dove”, il “cosa” e il “quando” degli eventi vissuti..
Prima osservazione: pochi minuti dopo ogni esperienza, mentre il topo è in un periodo di calma veglia, il suo cervello “riproduce” questa esperienza. Chiaramente, il circuito neuronale attivato durante questa esperienza, nell’ippocampo, viene poi riattivato. Un fenomeno, in realtà, già noto.
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“Nel 1989 e poi nel 1994, abbiamo scoperto che i neuroni che codificano un ricordo recente possono essere riattivati durante il sonno degli animali”indica Raphaël Brito, ricercatore post-dottorato in neuroscienze al Collège de France (CNRS, Inserm). Poi, « nel 2006 e nel 2007 ci siamo resi conto che questi neuroni potevano riattivarsi anche durante i periodi di veglia, al momento dell’acquisizione della memoria e subito dopo.aggiunge Céline Drieu, ricercatrice post-dottorato presso la Johns Hopkins University di Baltimora (Maryland).
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