Di fronte al fast fashion, i negozi dell’usato aprono uno dopo l’altro, rispondendo ad una domanda in costante aumento. Nell’Île-de-France, il numero dei negozi dell’usato passerebbe da 312 nel 2021 a 437 nel 2023, con un incremento del 40%. La moda di seconda mano è considerata meno costosa e più ecologica, soprattutto nel mezzo della crisi climatica.
Anche se è difficile non indossare i nuovi jeans rosa con frange e paillettes appena acquistati, è necessario lavarli prima della prima sfilata per evitare di contrarre malattie infettive. Infatti, secondo un articolo pubblicato su The Conversation, gli indumenti di seconda mano possono costituire un terreno fertile per molte malattie infettive.
Ogni essere umano ha un microbiota cutaneo individuale caratterizzato da molteplici microrganismi: batteri, virus, funghi, parassiti (della famiglia degli acari). Essendo il microbiota unico, ciò che è normale e innocuo per una persona può essere fonte di malattia per un’altra. Tuttavia, quando si indossano indumenti acquistati di seconda mano e che non sono stati lavati, i germi del microbiota del precedente proprietario sono ancora potenzialmente presenti nel tessuto.
La ricerca ha dimostrato che gli indumenti possono ospitare molti agenti infettivi. Troviamo in particolare germi di Staphylococcus aureus (causa di infezioni della pelle e del sangue), batteri come la salmonella o il norovirus (principale virus responsabile delle epidemie di gastroenterite invernale), nonché funghi che possono causare la malattia del piede d’atleta (infezione micotica della pelle dei piedi). Se gli indumenti vengono conservati a temperatura ambiente, alcuni agenti infettivi sono in grado di sopravvivere per mesi. Un ambiente umido può anche favorire la crescita di germi su…
Un bel giro di bucato…
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