Ogni anno, 700 bambini sviluppano postumi dovuti alla contaminazione da CMV durante la gravidanza. Tra questi, quasi 500 diventano sordi. La Hearing Foundation chiede uno screening sul modello della toxoplasmosi.
Pubblicato il 31/10/2024 06:48
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I medici mettono in guardia sul rischio che il citomegalovirus rappresenta per i neonati. Questo virus dell’herpes infetta 3.400 bambini ogni anno e provoca sordità e disturbi dello sviluppo neurologico. La Hearing Foundation chiede quindi uno screening sistematico per questo virus nelle donne in gravidanza, come già avviene per la toxoplasmosi. L’Alta Autorità della Sanità si pronuncerà su questo screening all’inizio del prossimo anno.
Il citomegalovirus colpisce le donne incinte dieci volte più della toxoplasmosi, ma, a differenza di questa malattia, non viene rilevato durante la gravidanza. Tuttavia non è un virus innocuo.
Lo può testimoniare la professoressa Natacha Teissier, che ha osservato sui piccoli pazienti che riceve all’Ospedale Robert Debré dell’APHP. “C’è il rischio che il futuro neonato abbia danni all’udito, danni all’equilibrio, possibili danni alla retina… Possono esserci anche anomalie nello sviluppo del cervello con rischi nei bambini più gravemente colpiti da epilessia, ritardo mentale, ritardo di acquisizione, quindi è un virus che alla fine non è così innocente.”
Anaïs ha avuto il raffreddore durante la gravidanza con un leggero mal di testa. Non sapeva che in realtà era stata appena infettata dal citomegalovirus e che sua figlia Lina sarebbe diventata sorda. “Ci è stato detto che mia figlia non reagiva a nessun suono, che era sorda da entrambe le orecchie, sordità profonda”.
“Abbiamo scoperto questo virus contemporaneamente alla sordità di mia figlia infatti sono caduta da dieci piani quando ho saputo tutto questo, è stata molto, molto dura”.
Per evitare gravi conseguenze sui neonati, la Hearing Foundation e gli otorinolaringoiatri come il professor Teissier chiedono l’attuazione di uno screening sistematico delle donne incinte per curarle in caso di infezione. “Il trattamento durante la gravidanza è l’ideale, in primo luogo perché trattiamo prima che il virus passi, quindi limitiamo l’infezione del feto. Questo dibattito avrà anche il vantaggio di identificare le madri che sono già state in contatto con il virus e quindi monitorare il neonato non esiste questo virus ed essere in grado di monitorarlo a livello uditivo e vestibolare.”
Nel frattempo, la migliore protezione contro questo citomegalovirus resta l’adozione di gesti di barriera, soprattutto per le donne incinte che hanno già bambini piccoli che possono contrarre il virus all’asilo o dalla tata.
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