“Penso che il cessate il fuoco possa aprire la strada a una pace duratura”ha valutato con prudenza il segretario di Stato americano Antony Blinken, in visita a Parigi l’8 gennaio, riguardo all’accordo concluso il 26 novembre da Hezbollah e Israele. Lo scetticismo, alimentato da fatti e dichiarazioni, resta però mentre si avvicina la data in cui i miliziani del movimento sciita e le forze dello Stato ebraico dovrebbero aver lasciato il sud del Libano.
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L’accordo, entrato in vigore il giorno dopo la sua firma, lascia sessanta giorni alle due parti per cedere il passo alle Forze armate libanesi (LAF) sostenute dai caschi blu della Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL). Il loro ritiro dovrebbe quindi entrare in vigore il 26 gennaio, ma le violazioni quasi quotidiane della tregua, denunciate da entrambe le parti, e la sfiducia mostrata dalle autorità israeliane e dalle milizie sciite, le cui infrastrutture militari nella regione devono del resto essere smantellati entro lo stesso lasso di tempo alimenta i dubbi sul rispetto di tale scadenza.
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