Vittoriosi a Twickenham su un XV de la Rose incapace di batterli per cinque anni, i neozelandesi confermano il loro acuto senso strategico, giocando un buffo scherzo alla difesa invertita degli inglesi. Interessante, prima di vederli affrontare l'Irlanda e poi la Francia…
Tutti gli osservatori del pianeta ovale si chiedevano a cosa potesse servire la prova inaugurale giocata dagli All Blacks contro il Giappone (16-40), a parte l'interesse di ridurre gradualmente la differenza temporale verso l'Europa guadagnando qualche yen nelle finanze la Federazione Kiwi. Tutti gli osservatori? A parte gli inglesi, per la verità… Che sono riusciti, attraverso questo incontro, a individuare angoli di attacco tali da permettergli di sconfiggere gli All Blacks per la prima volta in cinque anni (e la semifinale giocata a Yokohama nel 2019).
Queste lezioni? Riguardano innanzitutto la difesa posta per la prima volta sotto la guida dell'allenatore dell'Oyonnax, Joe El Abd, in sostituzione del dimissionario Felix Jones. Consapevoli delle difficoltà incontrate dai neozelandesi nel costruire il loro gioco contro il Giappone – e in particolare delle difficoltà incontrate dal loro mediano d'apertura Damian McKenzie quando è sotto forte pressione – gli inglesi avevano scelto di capitalizzare il sistema costruito a partire dalla scorsa stagione dallo stesso Jones, esercitando una “rush defence” in stile sudafricano, in modo da soffocare l'attacco avversario sotto il centrocampo.
La “difesa urgente” incamiciata
Il problema? Il fatto è che, nonostante tutta la buona volontà e un'immensa sferzata di energia, gli uomini di Steve Borthwick non sono riusciti a raggiungere completamente i loro obiettivi. Qui va reso omaggio al tecnico neozelandese Scott Robertson per la sua scelta di aver creato un Barrett che dovrebbe rimanere “più freddo” di McKenzie nello smistamento delle palle. A riprova, prendiamo questo movimento luminoso del 28 e questa doppia inversione di direzione che hanno permesso agli All Blacks di annientare la minaccia della “rush defence” approfittando dell'assenza di “guardia” al limite della ruck in campo. stessa direzione, sulla quale Barrett è riuscito a superare con successo il suo passaggio per un Will Jordan piazzato in un viale di fronte al pilastro Ellis Genge, logicamente troppo corto. Così come, pochi minuti prima, un passaggio dopo contatto di Sititi a fascia chiusa aveva permesso a quest'ultimo di aggirare la pressione esercitata dall'esterno inglese, liberando nella sua corsia il formidabile Mark Tele'a di fronte a un Genge già inerme. (9°).
B. Barrett e Taylor hanno subito una commozione cerebrale ma erano presenti contro la Francia
Quindi certamente gli inglesi avrebbero potuto vincere, un'intercettazione di Marcus Smith su Cortez Ratima – dopo un netto anticipo di Tu'ipolotu – ha dato per un po' la sua squadra in vantaggio. Ma senza contare sulla resistenza e sulla conoscenza del gioco dei neozelandesi che, in una delle loro rare incursioni nei 22 metri, sono riusciti a mandare Mark Tele'a a crocifiggere le speranze inglesi, sfruttando la loro unica svista difensiva sul esterni, firmati da un George Ford messo a bada appena entrato in gioco Il successo su corner di McKenzie avrebbe fatto la differenza, a differenza di Ford che ha vissuto un calvario incassando il rigore e poi il calo della vittoria nei soldi.
Risultato logico, nonostante tutto, se vogliamo ricordare che i Blacks hanno avuto il merito di segnare tre mete, contro una sola contro i padroni di casa… Quanto basta per lanciare alla perfezione il loro tour e far sbavare tutti gli appassionati più accaniti prima della loro scontri contro l'Irlanda, poi il XV di Francia. Scadenze tanto più stringenti in quanto dovranno affrontare la prima senza il tallonatore Codie Taylor e il mediano d'apertura Beauden Barrett (commozione cerebrale) che saranno però presenti contro i Blues…
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