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XV di Francia – Bernard Le Roux – Paul Willemse: colpito da numerosi traumi, testa altrove

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Nell’inverno del 2021, Bernard Le Roux (35 anni, 47 presenze) e Paul Willemse (31 anni, 32 presenze) formavano l’indistruttibile seconda linea della squadra francese. Tre anni dopo e in seguito a molteplici traumi, uno ha appeso i ramponi al chiodo e l’altro sembra sul punto di farlo…

Non sono molti, tre anni. Questa è l’aspettativa di vita media di un allenatore della Top 14. È anche il tempo impiegato da un bipede mediamente allenato per percorrere a piedi la Panamericana, dall’Alaska al Cile. Tre anni fa, quindi, Bernard Le Roux (35 anni, 47 presenze) e Paul Willemse (31 anni, 32 presenze) formavano la seconda linea del XV francese. All’epoca, prima che “Manny” Meafou esplodesse o Thibaud Flament ardesse, si diceva dei due Sud-Af, associati sette volte nella gabbia tricolore, che avevano “ha schiacciato la concorrenza” (Midol dal 29 gennaio 2021) e ha offerto al pack di Fabien Galthié la durezza, la ruvidità che aveva perso in dieci anni di abbandono. Abbiamo allora pensato a “Bernie” (1,98 me 119 kg) o Paul (2,01 me 136 kg) instancabile, invincibile e indistruttibile. Ci siamo detti che dal momento che Madre Natura aveva fornito a questi due uomini misurazioni così fantasmagoriche, niente e nessuno avrebbe potuto un giorno smentirle…

Sic gloria transit mundi*, compagni. E mentre il XV di Francia si prepara a tornare a Marcoussis per preparare le prove autunnali, Bernard Le Roux ha giocato l’ultima partita della sua carriera due anni fa contro Lou quando sognava di finire a 38 freelance, come il Victor Matfield che aveva sempre ingannato. Ci raccontò, qualche tempo prima di lasciare Hauts-de-Seine per recarsi a Stellenbosch, dove vive ancora oggi: “Sai, ho una lunga storia di traumi cerebrali… Ne avevo già avuti una decina prima dell’ultima, contro il Lione, ma fino ad ora i sintomi erano sempre scomparsi velocemente (contrazione involontaria delle fibre muscolari, che provoca contrazione della pelle, ndr) su tutto il corpo: bicipiti, polpacci, pettorali, cosce… Ed è durato ore… Per tutta la giornata, avevo soprattutto voglia di svegliarmi: infangato, stanco, cotonoso, di cattivo umore… Per la prima volta volta nella mia vita, ho avuto paura.” “Bernie”, che tra qualche settimana dovrebbe convalidare il suo coaching DE, prima di questo innocuo shock non aveva mai temuto né l’uomo né Dio. Lui, come tanti altri prima di lui, ha dovuto inginocchiarsi per paura di non poter mai vedere crescere i suoi due figli.

Bernard Le Roux ha chiuso la carriera dopo troppi traumi.
Dave Winter / Icona Sport – Dave Winter

Paul Willemse: fermo o fermo?

Prima di incrociare, due settimane fa a Jean-Bouin, un compagno (JJ van der Mescht, 2 metri e 145 kg) di proporzioni simili alle sue, Paul Willemse deve essersi detto che, a soli 31 anni, lui aveva ancora forse quattro anni di rugby professionistico nelle gambe. Vittima a Parigi di una nuova “commozione cerebrale”**, il grande Paul ha dovuto tuttavia sottoporsi all’ennesimo protocollo di commozione cerebrale, il sesto in un anno, prima di essere messo in formalina dallo staff medico di Montpellier. Sei traumi cerebrali in un anno, nome di un uomo… Sei traumi di simile intensità in pochi mesi, quando un combattente di MMA, esposto a furia certamente maggiore ma solo due volte l’anno, ha l’obbligo di fermarsi per sei settimane a seguito di una commozione cerebrale … Poco prima di prendere un autobus rosa nello squash, Willemse si è confidato anche ai colleghi di Mezzogiorno libero : “Nel mondo della medicina sono considerato un caso “arancione”, cioè posso continuare a giocare, ma bisogna capire che ho preso cinque ko in un anno e che ogni shock è stato maggiore del precedente. , non in termini di intensità, ma in termini di impatto sulla mia integrità fisica. (contro l’Ulster, ndr) in realtà mi ha messo KO anche se non era così violento. In dodici anni di carriera non ho subito un solo trauma cranico. Lì, in un anno, ne ho presi cinque.”

Preoccupato anche Paul Willemse dopo una nuova commozione cerebrale.
Sportsfile / Icona Sport – Harry Murphy / SPORTSFILE

Martedì pomeriggio, la seconda linea dell’MHR incontrerà a Tolosa il neurochirurgo della FFR, David Brauge. Chiederà poi a Paul Willemse di chiudere la carriera? In definitiva, il medico sarà d’accordo con la moglie del giocatore di rugby, che ha esortato il padre dei suoi tre figli, prima dello shock che stiamo provocando, a smettere del tutto di giocare a rugby? Jean Chazal, 42 anni a capo del dipartimento di neurochirurgia di Clermont-Ferrand, spiega nel preambolo: “Si può subire una commozione cerebrale, una volta, e poi riprendersi. Qui, non solo Paul Willemse è alla sesta ma soprattutto pratica uno sport in cui le sub-commozioni cerebrali sono numerose e causano, come indicato dal professor Nowinski del Boston Scuola, una moltitudine di microlesioni Il rischio di finire con un’encefalopatia cronica. (questo provoca emicranie, disturbi cognitivi e irritabilità quasi costante, ndr) allora è molto alto.” Dovremmo salvare il soldato Willemse? E la frequenza delle scosse subite negli ultimi mesi dalla seconda linea del XV francese è un motivo sufficiente per porre fine al massacro? Chazal continua: “Il cervello non è fatto per subire traumi cerebrali, soprattutto quando sono causati da colossi. È estremamente dannoso. Ho visto giocatori terminare la carriera dopo tre traumi cerebrali: ho in mente l’esempio di Viktor Kolelishvili (ex terza riga di Clermont, ndr) che aveva interrotto la sua carriera perché dormiva male, soffriva di emicranie e non poteva più mantenere la sua famiglia.”

Jean Chazal: “Ne va del suo futuro”

Poiché la meccanica del cervello è infinitamente complessa, sarebbe sconsiderato dare una diagnosi al dottor Brauge, vincitore dell’Accademia di Medicina nel 2013. Ma nel momento in cui 150 giocatori di rugby, tra cui gli ex nazionali Steve Thompson (Inghilterra) e Alix Popham ( Wales) accusano il World Ruby di mettere in pericolo la vita degli altri e chiedono pesanti risarcimenti alla santa madre di questo gioco, il rugby francese ha il dovere di salvare i suoi giocatori più esposti e di tutelarsi da un dramma giudiziario dal quale probabilmente non si riprenderebbe. “Esempi, continua Jean Chazal, ne abbiamo molti e sempre di più. Qualche anno fa, Carl Hayman (ex pilastro degli All Blacks e del Tolone, ndr) mi ha chiesto un colloquio e poi gli ho consigliato di smettere. Preferiva ascoltare chi gli diceva che non era poi così grave e oggi, a 44 anni, comincia a sviluppare la demenza.”

Nel caso specifico di Paul Willemse, la frequenza delle commozioni cerebrali subite dal giocatore nell’ultimo anno può aumentare anche il rischio di lesioni periferiche: “È accertato che più traumi subiti un giocatore nella sua carriera, sviluppa Jean Chazal, più è probabile che soffra di infortuni al collo, al ginocchio… Non ho dimenticato che Anthony Jelonch, dieci minuti dopo aver placcato duramente l’esterno scozzese (Duhan van der Merwe, nel febbraio 2023)successivamente si è ferito gravemente al ginocchio.” Allora, dottore? “Da parte mia, sono d’accordo con le raccomandazioni della signora Willemse. Lui deve ascoltarla. È in gioco il futuro della sua relazione. È in gioco il suo futuro, punto.”

* Così passa la gloria del mondo

** commozione cerebrale

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