Con l’avvicinarsi del Torneo Sei Nazioni del 2025, una statistica rivelata da Americas Rugby News ci ricorda l’attaccamento del XV francese alla sua squadra locale. Con solo 6 giocatori su 42 nati all’estero nel suo gironeovvero il 14%, la Francia è tra le nazioni che impiegano meno giocatori di origine straniera in questo prestigioso torneo.
Una strategia locale che paga
In effetti, solo Émilien Gailleton (Inghilterra), Priso (Camerun), Atonio e Meafou (Nuova Zelanda), Beria (Georgia) e Brennan (Irlanda) non sono nati in Francia. Si noti, tuttavia, che quasi tutti sono cresciuti sul territorio francese. Atonio e Meafou hanno toccato il loro primo pallone da rugby in Nuova Zelanda.
Ricorderemo anche che Thibaud Flament è nato a Parigi, ma è cresciuto in Belgio. Sono infatti 39 i membri del gruppo dei 42 convocati da Fabien Galthié cresciuti in Francia. Contro 23/37 per la Scozia a titolo indicativo.
Questa cifra, ben al di sotto della media osservata tra i suoi vicini europei, illustra una filosofia ben radicata tra i Blues: puntare sul lavoro fondamentale dei suoi club e dei suoi centri di formazione. Rispetto all’Inghilterra, che quest’anno conta solo 3 stranieri su 36 (8%).La Francia resta tuttavia sulla stessa linea, preferendo privilegiare un vivaio locale ricco e promettente.
Siamo molto lontani dai 14 giocatori di origine straniera presenti nella rosa scozzese. Non è il primo anno che il XV du Chardon fa affidamento sui discendenti degli Highlanders per rafforzare il proprio gruppo. Notizie sul rugby americano ricorda a questo proposito che ce ne sono stati 27 nel 2022 e 24 l’anno scorso. Dove la Francia ne ha una media di 4, ad eccezione dell’edizione 2024, dove furono 6.
La formazione francese in prima linea
I club Top 14 e Pro D2 sono noti per la loro capacità di produrre giocatori d’élite. Ogni anno i centri di formazione producono talenti che, per molti, indossare subito la maglia azzurra. E questo, soprattutto, grazie al sistema JIFF che concede più tempo di gioco ai giocatori formati in Francia.
Con un XV francese quasi al 100% “homegrown”, Fabien Galthié dimostra di credere nel futuro e nella continuità. Una strategia che, nel breve termine, prepara anche grandi eventi come i Mondiali del 2027. Ma l’attuale allenatore, come i suoi predecessori, non hanno mai avuto paura di dare una possibilità ai talenti nati fuori dai confini della Francia.
Tra questi, molti hanno lasciato il segno nella storia francese come Serge Betsen, Abdelatif Benazzi, Pieter de Villiers o anche Virimi Vakatawa e Tony Marsh, solo per citarne alcuni. Se altre nazioni come l’Irlanda o l’Italia si affidano maggiormente ai giocatori naturalizzati, la Francia resta fedele alle proprie radici, dimostrando ancora una volta che il rugby francese non ha nulla da invidiare in termini di formazione.
Mentre RugbyPass lo indica Il 23,72% dei giocatori selezionati per il Torneo sono nati all’estero,I Blues continuano quindi il loro viaggio puntando sui gioielli locali, pronti a brillare sulla scena europea. Una strategia che si spera possa trovare la sua scintilla durante il Sei Nazioni 2025 poi durante la Coppa del Mondo 2027 in Australia.