Najac. Il binario permette di scoprire le gole dell’Aveyron

Najac. Il binario permette di scoprire le gole dell’Aveyron
Najac. Il binario permette di scoprire le gole dell’Aveyron
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Stazione di Najac, dai binari il fiume fa le fusa. Un tunnel scavato sotto la fortezza, segno dei tempi. Qui aleggia ancora il ricordo di questo capostazione iconoclasta, eroe del primo dei film del trittico di Meunier “La vita come va”.

Da allora nessun’anima ha vissuto negli uffici polverosi. Solo il controllore emette i biglietti per i passeggeri che si imbarcano per Tolosa, Villefranche e altri altrove.

Un altro segno dei tempi. All’inizio dell’inverno, l’Aveyron ha poca voglia. Sappiamo che, salendo per raggiungere Villefranche, non si lascerà domare con un semplice colpo di frusta in aria. Man mano che si avvicina alle forti correnti che si tuffano nelle sue gole, il GR 36 continua a seguire il suo percorso il più vicino possibile al suo letto.

Nessun accesso in macchina, eccetto scendere lungo la costa di Cazes per raggiungere Monteils passando per Longcol. In riva al fiume, il paesaggio toglie il fiato. Il silenzio risponde in eco allo sciabordio delle fragili “rapide”. Una natura selvaggia dove trovano ancora rifugio gli uccelli acquatici. Lontano dal trambusto dei nastri d’asfalto.

Anatre e saggezza

Monteils si avvicina. È sia la capitale dell’anatra grassa che della saggezza. Anatre grasse con Carlou, piene di parole e piene di pancia, che offrono alle papille gustative qualcosa su cui muovere. La saggezza è l’incarnazione stessa del cardinale François Marty, l’ex arcivescovo di Parigi che visse un tranquillo ritiro nel convento domenicano. Questa saggezza si trova nel fiume. Superato il ponte che sovrasta la strada, l’Aveyron segue un corso più languido.

Lo stesso accadrà nella pianura di Pesquiés, privata della sua cooperativa di distillazione da quando persone indicibili si sono impadronite dei suoi tini e serpentine di rame.

Una cosa tira l’altra e lei si è avvicinata a Villefranche. Arriverà lì attraverso la città iniziale, dove è una città gallo-romana. Ma al di là di tutti gli aspetti patrimoniali della capitale del Bas Rouergue, la faglia geologica di Villefranche lascia il segno. Il corso d’acqua entra in città ad angolo retto.

Un semplice sguardo alla mappa IGN mostra una visione incredibile che non è priva di conseguenze geologiche. Questa faglia sembra situata direttamente sopra uno degli incidenti più importanti del sottosuolo francese, chiamato dai geologi il “grande solco carbonifero”. Ciò si estenderebbe, con ogni probabilità, dal nord del Massiccio Centrale fino ai Pirenei.

Localmente separa i terreni calcarei della sponda destra dai terreni scistosi e granitici della sponda sinistra. Con paesaggi quantomeno diversi e unici a seconda di dove ti trovi. Nella bastide che attraversa, canticchiando il canto dei partigiani, il fiume sussurra la storia del popolo umile e indigente di Jean Petit, con l’occhio fisso sul monumento della Resistenza…

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