La Lega rispetta il suo dress code

La Lega rispetta il suo dress code
La Lega rispetta il suo dress code
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TÈ richiesto un abbigliamento appropriato. Si prega di riporre con cura i propri effetti personali. Questo potrebbe essere un breve riassunto del dress code e delle normative interne per le squadre che giocano nella Top 14 e nella Pro D2. E non si limita a un semplice vademecum. Questo mercoledì e quello successivo, la commissione disciplinare della LNR ha lanciato ben 16 citazioni che porteranno all’udienza di 14 club della prima e seconda divisione che non hanno rispettato le regole. Enormi.

Sono interessate: la Section Paloise e Montauban a seguito della “presenza di materiale di riscaldamento nella end zone”; Nevers a seguito della “presenza di ostacoli (borracce) nella end zone”; Biarritz a seguito della “presenza di giocatori di riserva al di fuori dell’area delimitata per il riscaldamento”; Clermont, Lione, Perpignan, Stade Rochelais, Tolone, Aurillac, Nizza e Nevers per aver indossato calze di supporto e/o sopracalzini non conformi; Perpignan, UBB e Dax per aver indossato caschi non conformi; Vannes “per posizionamento di riservisti e non conformi all’esterno del gruppo”. Infrazioni che lasciano perplessi.

Rispetto delle regole

Queste convocazioni hanno fatto scalpore. Tuttavia, i club erano stati avvertiti, insistono alla National League. Meglio ancora, dopo che i servizi della LNR hanno inviato lettere o avvertimenti per un anno, sono stati i presidenti a convalidare l’idea di passare alla fase delle sanzioni all’inizio di settembre nel consiglio di amministrazione.

I dirigenti della lega hanno anche presentato un’argomentazione dettagliata per ogni convocazione. Anche quelle che sembrano le più bizzarre… Come potrebbero le bottiglie d’acqua sulla linea di porta costituire un inconveniente? “Cosa succede se una palla viene deviata dopo essere rimbalzata su di essa? Quale decisione dovrebbe prendere un arbitro se una meta viene schiacciata su di essa?”, chiedono i competenti servizi della LNR. Ammettiamolo.

Ma perché punire allora l’uso di calze di sostegno o di soprascarpe? O anche quello di un cosiddetto casco non conforme? Sarebbe allettante vedere dietro questo eccesso di zelo la volontà di standardizzare i prodotti Top 14 e Pro D2 per le telecamere Canal+. Ma la volontà di compiacere l’emittente non è l’unica in questa faccenda.

Si tratta della semplice applicazione del regolamento che prevede che i caschi debbano essere tutti dello stesso colore e che i calzini, che potrebbero scivolare durante la partita se si indossano calze di supporto, debbano essere conformi all’equipaggiamento stabilito all’inizio della stagione.

Esempio concreto: se l’UBB è convocato per questo titolo è perché Jonny Gray è sceso in campo indossando un casco nero durante il ricevimento dello Stade Français, mentre i suoi compagni di squadra ne avevano uno bianco.

Tutto questo potrebbe sembrarti piuttosto banale (e a ragione). Tuttavia, le conseguenze potrebbero essere molto concrete. Per questi reati, la scala di ingresso prevede multe di 5.000 euro. Possono persino arrivare a 30.000 euro per i recidivi. Sono tante per una violazione del “dress code”…

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