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Robin Ramaekers sull’aggressione subita a Beirut: “Ho visto un lampo, la luce si è spenta per un attimo”

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In “Il conclave del 2024”, il giornalista di VTM NIEUWS Robin Ramaekers (49) ripercorre l’attacco contro di lui e il suo cameraman Stijn all’inizio di ottobre, mentre girava un servizio a Beirut. “Siamo rimasti lì in manette per tre o quattro ore.”

L’intervista continua sulla barca di Ramaekers, dove va quando vuole trovare un po’ di pace. Questo è un rapporto su un attacco aereo israeliano a Beirut. Il cameraman Stijn De Smet è stato colpito a una gamba, Ramaekers è stato picchiato dalla folla e persino rapito.

“Mi hanno messo un sacchetto di plastica in testa. Ali, il nostro fixer ed io, siamo stati portati in uno scantinato. Siamo rimasti lì in manette per tre o quattro ore. Quell’interrogatorio, se così si può chiamare, fu accompagnato da un bel po’ di violenza. E sempre la stessa domanda: siete spie, lavorate per Israele? Ho sentito la testa di Ali sbattere contro il muro, i miei erano colpi con il palmo della mano.”

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Quattro posti rotti

Uno di questi colpi gli ha causato la rottura del timpano. “Ma quando ci hanno lasciato andare, forse per frustrazione, all’improvviso ho ricevuto un duro colpo all’orbita oculare con il calcio di una rivoltella. Ho visto un lampo e poi la luce si è spenta per un momento. Mi sono sdraiato a terra e ho dovuto ansimare molto forte per riprendere conoscenza”. Risultato: il suo occhio è rotto in quattro punti e non è ancora del tutto guarito.

Eppure non c’è traccia di dubbio: Ramaekers tornerà. “Nei dodici anni in cui ho lavorato come giornalista di guerra, non ho mai avuto la sensazione che questo non fosse quello che voglio fare. Non vi è alcun obbligo o coercizione dietro. Nasce da una costante curiosità di essere dove si trovano le storie. Le persone in situazioni di guerra sono spesso quelle con la mentalità più aperta nell’esprimere i propri sentimenti interiori. Riguarda la vita e la morte, l’essenza.(devo)

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