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Sciarpa del club apparentemente legata al collo, il sindaco è comparso puntuale mentre i giornalisti lo stavano già aspettando, più pronti a interrogarlo su Matignon che sulla partita di Challenge Cup che i Palois si apprestavano a giocare contro il Newcastle. Appena arrivato da Parigi dove ha assistito alla rinascita di Notre-Dame, ha rilasciato alcune frasi ai microfoni, desideroso di una dichiarazione.
“Se posso aiutarti…”
Alla domanda se fosse pronto ad unirsi a Matignon, ha risposto con cautela: “Saranno gli eventi a decidere. Non possiamo continuare così. Se posso aiutarci a uscire di qui, lo farò. Si tratta di una situazione che nessun cittadino francese può accettare di vedere persistere, peggiorare o diventare più complessa. Dobbiamo uscire da tutto questo”.
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Poi ha effettuato il tradizionale taglio del nastro (verde, ovviamente) insieme al presidente e direttore generale del club Bernard Pontneau e Pierre Lahore, deliziati anche da un po' di pubblicità per la loro nuova sede commerciale nel centro della città, sorpresi dall'atmosfera, più politica che il rugby, imposto dall’agenda mediatica…
In ogni caso, al sindaco di Pau non sarà sfuggito che venerdì l'ex primo ministro di François Hollande Bernard Cazeneuve aveva dato una forma di doppiaggio all'ipotesi di un governo guidato dal presidente del MoDem. “François Bayrou sarebbe un buon primo ministro”, ha dichiarato a LCI.
E questa domenica, appena chiusa la parentesi incantata dell'inaugurazione di Notre-Dame, e alla vigilia di nuove consultazioni politiche all'Eliseo, Emmanuel Macron è sotto pressione da parte del suo campo che lo spinge a trovare rapidamente un sostituto per Michel Barnier. Ad esempio, il Presidente dell'Assemblea ha chiesto al Presidente della Repubblica di nominare un nuovo Primo Ministro “nelle prossime ore” al microfono del Gran Giurì RTL-M6-Le Figaro-Senato Pubblico.
Una stradina stretta
Yaël Braun-Pivet ha fatto i suoi calcoli: “se aggiungiamo la base comune, il gruppo (indipendente) Liot e il PS, arriviamo a 299 “deputati”. Aritmetica semplice, ma un’equazione politica complessa con diverse incognite. Se sembra certo che i repubblicani non si opporranno alla nomina _ sotto condizioni _ di François Bayrou all'Eliseo e che la RN ha fatto sapere che non censurerà immediatamente, a sinistra resta l'incognita. Certamente Olivier Faure venerdì si è detto pronto a discutere, subito respinto da Jean-Luc Mélenchon che ieri ha detto di essere “di fronte al fatto compiuto” escludendo qualsiasi partecipazione di LFI al famoso “arco di governo” voluto da Emmanuel Macron .
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Come possiamo vedere, il percorso è stretto in questo tavolo da biliardo a tre posti che è diventata l'Assemblea Nazionale. Di fronte a questa ipotesi, il sindaco di Pau ha mostrato questa domenica, appena uscito dal negozio della Sezione, la calma delle vecchie truppe. Nell'entourage del sindaco di Pau si respirava però un clima diverso, foriero di cambiamenti imminenti: se alla fine della scorsa settimana chi gli era vicino sembrava ancora cauto sull'ipotesi Bayrou a Matignon, questa domenica la questione è emerso piuttosto il modo in cui questa nuova fase sarebbe stata gestita all’interno del Comune e dell’Agglomerato.
Con nel mirino, questa volta, l'organizzazione un tempo “padrone” di Matignon, sapendo che nessuno sembrava puntare sulle sue dimissioni dalla carica di sindaco, dato che i contratti a tempo determinato del primo ministro sembrano precari dopo lo scioglimento. Lo stesso François Bayrou non ha già detto di credere in questo equilibrio tra “locale e nazionale”?
Ma qualunque siano le voci e i piani sulla cometa, è ancora Emmanuel Macron a mantenere il controllo. Lunedì riceverà all'Eliseo i parlamentari ambientalisti e del gruppo LIOT, poi farà sapere chi convocherà per formare il nuovo governo. Se resta zitto, François Bayrou sembra comunque pronto a raccogliere la sfida.
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