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sotto il governo di Georges Pompidou, precedente storico del 1962

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All'Assemblea nazionale, durante i dibattiti sulla mozione di censura. Da sinistra a destra, il primo ministro Georges Pompidou, il ministro degli Affari algerini Louis Joxe, il ministro di Stato per la ricerca scientifica e le questioni atomiche e spaziali Gaston Palewski, il segretario di Stato per il commercio estero François Missoffe e il Il ministro del Lavoro, Gilbert Grandval, all'Assemblea nazionale, a Parigi, il 4 ottobre 1962. AFP

Sono le 4,42 di questo venerdì, 5 ottobre 1962. Da giovedì pomeriggio l'Assemblea nazionale discute appassionatamente la mozione di censura presentata contro il governo di Georges Pompidou. “Cospirazione”, “confisca”, “evocazione”, nel corso delle ore si sono scambiate le parole più violente. Il voto arriva, nel cuore della notte. Poi è il momento di contare i voti. “Maggioranza richiesta per l’adozione della mozione di censura: 241, ricorda il gollista Jacques Chaban-Delmas, che presiede la sessione. Per adozione: 280. La mozione di censura è approvata. »

Mai queste parole sono risuonate nell’Emiciclo dalla fondazione del Ve Repubblica. Non se ne seppe più nulla. Dal 1958 sono state presentate quasi 150 mozioni di censura. Ma solo uno raggiunse il suo obiettivo, quello dell'ottobre 1962. In attesa, forse, della mozione che sarà discussa, mercoledì 4 novembre, per far cadere il governo di Michel Barnier.

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La storia dell'unica censura adottata in più di sessantacinque anni è quella di un successo fugace, che si trasforma molto rapidamente in un implacabile fallimento per i suoi iniziatori. Tutto ebbe inizio il 22 agosto 1962, su una strada di periferia. A Clamart (Hauts-de-Seine), l'auto che trasportava Charles de Gaulle all'aeroporto di Villacoublay (Yvelines) con la moglie e il genero si è ritrovata improvvisamente mitragliata da diversi tiratori. Circa 150 proiettili volarono verso il Presidente della Repubblica. Nessuno è interessato. Questo attacco fallito, istigato da un difensore dell'Algeria francese, ha tuttavia accelerato i progetti del generale de Gaulle.

“Stravagante” e “pericoloso”

Per rafforzare il regime politico da lui instaurato quattro anni prima, e di cui ai suoi occhi questo tentativo di omicidio dimostra la fragilità, l'ex combattente della resistenza ha annunciato, il 20 settembre, una riforma della Costituzione. Propone che d'ora in poi il presidente della Repubblica venga eletto non più da un collegio elettorale, ma a suffragio universale diretto, e decide di sottoporre questa modifica all'approvazione di tutti i francesi mediante referendum.

Protesta tra i parlamentari, che si sentono scavalcati, soprattutto perché molti avvocati contestano la procedura seguita. Gli eletti rifiutano soprattutto un tale rafforzamento della base elettorale del Presidente della Repubblica, e quindi del suo potere, che modifica improvvisamente gli equilibri istituzionali. Il 4 ottobre i deputati radicali, indipendenti, socialisti e democristiani hanno presentato una mozione congiunta di censura.

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