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E se Macron giocasse ancora con la gamba sinistra?

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Ee se Emmanuel Macron ci rendesse uno Zidane? Una manipolazione politica di cui possiede il segreto? E se, da qualche parte nella sua agenda, l’arrivo a Matignon di una figura politica di sinistra non fosse più del tutto assurdo? Una chimera? Negli ultimi giorni ha cominciato a circolare una voce secondo la quale la “base comune” da lui frettolosamente costruita avrebbe vissuto le sue ultime ore, spazzata via dalla mozione di censura congiunta del Nuovo Fronte Popolare (NFP) e del Raggruppamento Nazionale.

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Perché in realtà non è Michel Barnier ad essere in questione in questa vicenda, ma piuttosto questa costruzione barocca e traballante immaginata disastrosamente dall'inventore dello “allo stesso tempo”. Questa “base comune”, più fragile di un castello di carte, è un’incongruenza politica.

Locanda spagnola ideologica

Immaginate una famiglia che decide di far riparare la propria casa dagli stessi operai che l'hanno completamente rovinata. È una missione un po' impossibile quella che sta vivendo l'ex commissario europeo. Michel Barnier convive quotidianamente con persone di Insieme per la Repubblica, che sono state battute alle elezioni legislative, che ancora non lo hanno capito e che lo sostengono come la corda di un boia.

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Come è possibile far durare a lungo un intoppo del genere? Se questo governo sospeso dovesse saltare, domani o dopodomani, il capo dello Stato dovrà tirare fuori dal cilindro un nuovo scenario che gli permetterà di durare un po’ più a lungo e di non subire l’umiliazione delle dimissioni. Uscire, quindi, dalla base comune?

LEGGI ANCHE Un governo di tecnocrati, incredibile ammissione! Ritorno alla famosa “gamba sinistra” del macronismo? Potremmo quasi riderci su. Potrebbe così riemergere questo concetto onnicomprensivo della locanda ideologica spagnola, che ha permesso all’ex banchiere di raggiungere i vertici dello Stato. Questa mossa in stile Zidane di ritorno dell'appoggio sul piede sinistro è ancora in fase approssimativa.

I dirigenti socialisti la prendono sempre più seriamente, soprattutto se la RN voterà la mozione di censura sulla legge finanziaria sulla previdenza sociale. Hanno ancora un grosso ostacolo per raggiungere i loro obiettivi. Il suo nome è Jean-Luc Mélenchon.

Lider Maximo della LFI non nasconde più il suo piano di battaglia: continuare la strategia del caos anno dopo anno, costringere Emmanuel Macron a dimettersi, provocare elezioni presidenziali anticipate in cui troveremmo il trio Le Pen-Macron-Mélenchon.

Problema: casting

Questo è il sogno appena velato del leader degli Insoumi. Come può il presidente turbarlo? Ritornando ai risultati delle elezioni legislative di luglio, riconoscendo che il fronte repubblicano è matematicamente il vincitore di queste elezioni storiche, il presidente proporrebbe Matignon a una nuova personalità di sinistra, manderebbe in frantumi il PFN, restituirebbe visibilità politica al PS, che Le truppe di Gabriel Attal hanno potuto appoggiare meno per trascinamento che con le squadre di Michel Barnier.

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Risposta

L’ipotesi era ancora inverosimile qualche settimana fa, ma gli sforzi compiuti dalla dirigenza del PS, in termini di concessioni sui progetti di legge in discussione all’Assemblea nazionale, hanno convinto alcune persone vicine al presidente che non era necessario non respingere a priori questo scenario che rimetterebbe in riga gli estremi, Marine Le Pen nel suo ruolo di eterna avversaria, e Jean-Luc Mélenchon in quello di piccolo padre di popoli in via di radicalizzazione definitiva.

Questo scenario immaginario è sulla scrivania del presidente. Problema: il casting. Chi ricoprirà i ruoli principali. I baroni dell'era olandese o una nuova generazione ancora in formazione? Raphaël Glucksmann, Olivier Faure, Jérôme Guedj, Carole Delga? Altra grande preoccupazione: nessuno di loro potrà modificare la composizione dell'Assemblea nazionale prima dell'inizio di luglio 2025. Ci sarebbe quindi un nuovo pilota sulla barca francese, ma ancora senza timone. Con o senza gamba sinistra.

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