Il romanziere Marlon James firma una serie poliziesca originale e queer-friendly, che ci immerge in una Giamaica dove permane lo stigma del colonialismo e della schiavitù.
Poche serie sono scritte, e ancor più create e mostrate, da romanzieri. Scrittori rinomati, come AM Homes o Michael Chabon, hanno sicuramente contribuito notevolmente allo sforzo del picco televisivo, Taffy Brodesser-Akner e Tom Perrotta hanno avuto l'opportunità di partecipare agli adattamenti dei loro libri, Anatomia di un divorzio et Gli avanzi, ma il caso Prendi Millie Black è eccezionale. Perché il giamaicano Marlon James, dal quale aspettiamo con ansia anche la trasposizione cinematografica del ciclo fantasy africano Stella Oscura (Leopardo nero, lupo rosso ; la strega della luna), infatti trascrive senza ulteriori indugi la sua letteratura, il suo tono immediatamente riconoscibile e la sua dolce follia. Tutti coloro che sono rimasti segnati dal suo marciapiede Breve storia di sette omicidiun folle imbroglio intrecciato attorno all'attentato contro Bob Marley, si impegnerà così in questa serie anglo-giamaicana con un inaspettato sentimento di familiarità.
La storia, e la sua eroina, sono però originali: l'ispettore Millie Black (Tamara Lawrance) indaga, accompagnata dal compagno gay Curtis, sul rapimento di una giovane adolescente che la porterà dagli strip club ai misteri della società giamaicana, e oltre. , poiché questa bambina dei ghetti di Kingston è cresciuta nel Regno Unito per sfuggire a una madre violenta e ha studiato a Scotland Yard. Ben presto dotata di una spalla londinese, Millie dovrà verificare soprattutto le sopravvivenze del colonialismo (di fronte al detective Holborn, ironizza: “Sei venuto a colonizzare la nostra indagine?”) e la schiavitù (in definitiva un caso di tratta di esseri umani).
Un po' rigido nella sua forma – come una variazione allucinata dell'esistenza di un buon vecchio spettacolo poliziesco martedì sera -, la prima serie di Marlon James non smette di stupire nel suo svolgimento, ogni episodio è avviato da un preambolo visto e narrato da un personaggio diverso che devia la trama. Tra loro c'è Hibiscus (Chyna McQueen), la sorellina trans di Millie abbandonata contro la sua volontà da quest'ultima, che riporta costantemente la storia sull'asfalto e alla ragione dei più deboli. Al di là del corpo livido di Curtis, che il suo compagno vorrebbe portare via dalla Giamaica omofobica e ultraviolenta, Hibiscus è l'anima della serie e lo stigma vibrante del suo autore – sarebbe stato impensabile che Marlon James, questo scrittore così prezioso, non pubblicare una serie queer-friendly.
Prendi Millie Black. 5 episodi, su Max.
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