l'essenziale
Le requisizioni sono iniziate lunedì 25 novembre nell'ambito del processo per stupro di Mazan. “La sfida è cambiare radicalmente i rapporti tra uomini e donne”, ha detto il pubblico ministero all'inizio del suo atto d'accusa e chiedere 20 anni di carcere contro Dominique Pelicot, la pena massima nei casi di stupro.
Lunedì 25 novembre, il pubblico ministero ha chiesto la massima pena, ovvero 20 anni di reclusione penale, contro Dominique Pelicot per aver drogato, violentato e fatto violentare sua moglie per un decennio da decine di uomini reclutati su Internet. “Atti spregevoli”, ha commentato l'accusa.
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“Vent'anni sono tanti perché sono vent'anni di vita, qualunque sia la loro età, non sono niente. Ma sono allo stesso tempo troppo poco. Troppo poco considerando la gravità degli atti commessi e ripetuti”, ha insistito Laure Chabaud, secondo rappresentante del pubblico ministero, per parlare questo lunedì mattina davanti al tribunale penale di Vaucluse, ad Avignone.
Fatti di “gravità inimmaginabile”
“Questa prova scuote la nostra società nel rapporto con gli altri, nelle relazioni più intime tra gli esseri umani per far comprendere i nostri bisogni, le nostre emozioni, i nostri desideri e soprattutto per tenere conto di quelli dell’altro”, ha dichiarato poco in precedenza Jean-François Mayet, il primo dei due rappresentanti della procura a parlare.
Ha ritenuto che la questione in gioco in questo processo “su fatti di inimmaginabile gravità” che “scuotono la nostra società” “non sia una condanna o un'assoluzione”, avvertendo che le richieste “saranno prese nella necessaria individualizzazione della sentenza” dei 51 accusati, si tratta di uomini di età compresa tra 26 e 74 anni, la maggior parte dei quali sono processati per stupro aggravato e rischiano fino a 20 anni di reclusione penale.
“Avevi ragione, signora.”
“Anche nelle nostre requisizioni si è tenuto conto dei fatti e della personalità di ciascun imputato”, ha aggiunto, precisando che “la giustizia ha bisogno di dibattiti calmi e pacifici. Questo processo straordinario porta a requisizioni “fuori dalla norma”.
Jean-François Mayet ha dichiarato che il cuore di questo processo è stato quello del “dominio maschile sulle donne”, un tema “lungi dall'essere sconosciuto a tutti”. Ha così tracciato un parallelo con quello degli stupri di Aix-en-Provence del 1978, dove l'avvocato Gisèle Halimi fece riconoscere lo stupro come crimine. Ha inoltre elogiato il “coraggio” e la “dignità” di Gisèle Pelicot, la principale vittima di questi circa 200 stupri ripetuti, metà dei quali attribuiti all'ex marito, attribuendole il merito di aver deciso di sollevare le porte chiuse delle udienze. e consentendo la distribuzione di alcune delle circa 20.000 foto e video scattati a sua insaputa da Dominique Pelicot.
“Avevi ragione, signora: le ultime settimane hanno dimostrato l'importanza di queste trasmissioni, tanto che la vergogna cambia lato”, ha detto riprendendo la tesi più volte avanzata da Gisèle Pelicot.
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